domenica 26 aprile 2009

Reggina-Juventus 2-2 (parafrasando: terzo posto perso? pazienza… siamo siamo salvi però)

Ipse dixit, vediamo un pò… addio secondo posto, mancano 6 partite alla fine… bene! Siamo ancora in tempo ad arrivare quarti (e chissà): Il cantante sempre più senza pudore ne freni inibitori dichiara: “l'’AD Blanc ha detto che ci sarebbero voluti cinque anni per tornare vincenti, io sono in regola coi tempi” come a dire: “dovrete pagarmi e sopportarmi per molto molto tempo, salvo che mi cacci la società e mi pagi per sedere a casa sul mio divano” ma d'altronde chi può considerare errato il suo ragionamento? Qualora si dimettesse dalla Juventus, quale atra grossa squadra se lo prenderebbe?
La squadra ormai, s’è capito, ci mette del suo, pare segretamente in combutta per farlo mettere alla porta. A questo punto direi che il cantante vada ignorato e si debba pretendere un segnale dalla società, in primis in risposta alla dichiarazione pocanzi riportata. Andare a Reggio significa andare per vincere e non per rimontare due volte il vantaggio, ma visto gli ultimi tempi che te lo dico a fare? Invece il disco sul piatto è sempre lo stesso, scarsa motivazione, I giocatori della prima frazione pareva non volessero neppure tirare in porta. Penso che si sia capito che ormai è inutile parlare di calcio. Tranne che dell’arbitraggio, di cosa discutere che non non sia stato già discusso? Bargiggia su Premium, in occasione del rigore netto negato a Del Piero da Saccani, dice che in altri tempi si sarebbe dato, volutamente ignorando il fatto che ormai da anni a Reggio si rema contro vento già dai tempi di Moggi (il che è tutto dire ricordandosi l’episodio Paparesta), ma questo discorso meriterebbe altro approfondimento. Quel rigore inesistente concesso a Iaquinta pare che sia una risposta alla paura sollevata da questa dichiarazione.
Quel che una persona dotata di intelletto dovrebbe capire è che: 1. il tanto agognato miglioramento non c’è stato, anzi si è peggiorata la stagione dello scorso anno. 2. Gli equilibri sono saltati e la società deve prenderne atto e dire chiaramente ai tifosi se vuole migliorare la sua campagna abbonamenti per il prossimo anno. Ci vorranno 5 anni? in tempo di crisi c’è chi potrebbe tranquillamente perdersi le pertite di una squadra senza ambizioni di sorta e seguirla dalla radiolina. Per il resto: Venghino signori che qui c’è il vino buono, ancora sei regali ad altrettante squadre che avranno la fortuna di incrociarci.

giovedì 23 aprile 2009

Juventus-Lazio 1-2 (ora basta alibi, cacciate Ranieri)

Bisogna saper perdere, non sempre si può vincere… recitava una vecchia canzone. Perdere significa anche accettare il fallimento, questo vale sia per la Juve che per coloro che in questa stagione hanno sempre difeso e sostenuto Il cantante. Una parte della tifoseria è arrivata anche ad esultare per l’eliminazione di stasera, si tagli via il braccio in cancrena e si riparta da zero con un progetto serio e professionale. Certo sappiamo benissimo che Antonio Conte non potrà portarci allo scudetto ma quantomeno si deve voltare pagina responsabilmente.
Come molti anche io avevo pronosticato la sconfitta prima di questa partita ma quel che più irrita e non guardare in questa squadra alcuna parvenza d'orgoglio. Avevamo solo un obbiettivo e si poteva anche perderlo ma non senza aver venduta cara la pelle. Invece siam partiti come al solito da provinciale. La Lazio fino al 30’ pareva giocasse in casa e dovesse recuperare lo svantaggio dell’andata. Zarate come le decine di attaccanti di quest’anno si viene a prendere il suo eurogol stagionale in casa nostra da fuori area, casa che un giorno significava fortino, barricata. In cui un nostro pareggio era già una sconfitta. Che pochezza tecnica ragazzi, dove erano i centrali difensivi per l’occasione? sempre gli stessi errori, sempre gli stessi spazi regalati, sempre gli stessi doni di contropiede, pressing inesistente e sempre costretti nello stretto. L’eccessivo buonismo di questo nostro (ex) allenatore si confà più a un convento di francescani, che lascia in panchina Nedved, Del Piero e Camoranesi. Voleva forse risparmiarli per le partite inutili che “hanno a venire”. Ma d'altronde cosa ti aspetti da chi diceva che parlare di scudetto era irriverente contro l’Inter prima in classifica? Messi in campo i tre senatori la partita cambia, ma ormai Alea iacta est (direbbe Lotito) la Lazio raddoppia, di nuovo con un tiro da fuori area, e si era schierata già tutta in porta. Come i pezzi del domino tutte le circostanze prendono la loro piega e cadono a terra tutti da un lato, così anche la sfortuna si palesa con la deviazione decisiva di Grygera sul gol, col palo di Nedved, le parate di Muslera e l’ennesima espulsione di Camoranesi o chi ne fa le veci. Poi l’inutile gol di del Piero.
I cori della tifoseria contro dirigenza e allenatore sono il punto di non ritorno di questa stagione. Nella sua supponenza ancor si dimena, per sopravvivere, il miglioratore. piazza un: “Volevamo andare in finale, non ce l’abbiamo fatta peccato” Col tono di chi dice, vabbe’ poi si risolve, ora non vi fissate. Subito però Cobolli (o forse sarà stato Gigli) arriva per ammettere il fallimento. Questa ammissione suona come una velata sfiducia al tecnico, si spera sia la fine del calvario, si spera che questa stagione finisca presto perchè la delusione e tanta, tanto più che non credo neppure più nel secondo posto.

martedì 21 aprile 2009

Bullitelli e l’ipocrisia del finto antirazzismo

Premesso che aborro e stigmatizzo ogni tipo di razzismo, che trovo ignobile chi stupidamente o lucidamente compie atti di razzismo individuali o di gruppo, siano essi concreti o verbali e che, se davvero vi sono stati cori razzisti all’indirizzo della persona Balotelli Mario nel corso di Juventus-Inter di Sabato sera sia stato giusto decidere di far disputare a porte chiuse la prossima partita casalinga della Juve… detto questo però, respingo al mittente (Moratti) qualsiasi lezione di stile o di correttezza. Pochi “tifosi” imbecilli non possono parlare in vece degli altri dieci milioni rimanenti. Siamo ancora in democrazia e in una democrazia conta la maggioranza. Come si vede a me non piace definire non-tifosi queste persone, non perchè così voglia esprimere loro la mia solidarietà, ma perchè penso che uno possa essere tifoso, razzista, violento allo stesso tempo. Così come può essere credente quel boss di mafia che si costruì una cappella nel giardino, piuttosto che un serial killer tifi Italia alla finale dei mondiali, una cosa non esclude l’altra ed è pura ipocrisia dire il contrario. Ognuno nella vita fa del bene e del male in proporzioni diverse e quasi nessuno solo uno o solo l’altro.
Moratti ha dichiarato che se fosse stato li avrebbe ritirato la squadra, magari! Peccato che non sia successo. Forse anche noi avremmo potuto prenderci qualcosa a scrocco dal tavolino. Signor Moratti perchè non l’ha fatto nel famoso caso di Zoro? Dove addirittura trovò l’ardire di difendere gli stessi imbecilli che ora tutti denunciamo solo perchè indossavano i suoi orrendi colori? Mentre invece oggi i nostri dirigenti prendono le distanze a prescindere. Io mi riserbo il diritto di fischiare chi meglio credo, così come applaudo chi voglio senza risparmiare alcuno, sia esso juventino o meno, quando reputo si meriti gli uni o gli altri. Se vado in teatro e trovo attori cani voglio che ascoltino il mio disappunto in base al denaro che mi han fatto buttare. Nello stesso modo è stato fatto per Ibra e poteva esser fatto per Vierà o Muntari, se si fosse trattato solo di razzismo.
La verità e che questo giocatore, per i propri atteggiamenti spocchiosi e per i suoi gesti irriverenti verso gli avversari, i tifosi (vedi Inter-Roma) e arbitri (come rimarcato dal suo stesso allenatore) non meritano alcun applauso. Il suo scarso fair play è da condannare e da fischiare. Tanto più che causano le reazioni incontrollate di quei gruppi, che messi in quelle gabbie che sono le curve italiane, li trasformano in bestie frustrate che sfogano la loro rabbia animalesca con insulti che colpiscono punti bassi di ognuno si trovi loro di fronte, sia esso di colore, zingaro, napoletano ecc. Tutto quello che può essere preso a pretesto per fare più male. Ricordate l’esultanza di Mazzone sotto la curva dell’Atalanta quando era al Brescia? Quanto si è discusso per quel gesto?

sabato 18 aprile 2009

Juventus-Inter 1-1 (nemichevole d’aprile ovvero… un pari in extremis non cambia l’opinione che ho di te)

Al gol del pareggio in finale di partita Grygera si lancia in un urlo doveroso visto la sua marcatura, In panchina Chimenti accenna un sorriso cercando una forma di complicità in Del Piero, il quale per tutta risposta abbassa lo sguardo come a dire: “si, vabbè, non è che…”. E questo ciò che lascia in noi questa sorta di nemichevole d’Aprile.
La partita fa storia a se, qualunque sia stato il suo risultato finale, può invece essere passata agli atti come maximum emblema di questa stagione fallimentare. In questa specie di via crucis protratta oltre la Pasqua cristiana non si vede l’ora di arrivare alla fine. Avessimo avuto un allenatore più responsabile si sarebbe dimesso. Salvo l’onore? (come già inizia a dire taluno) ma quale onore? Ma le partite le guardano? Ogni contropiede è un rischio concreto di subire un gol. Difese sfarfallanti e ballerine, Molinaro alieno e inspiegabile nelle sue proposizioni offensive, finalizzate ad assist che rimangono solo nei suoi desideri. Chi che cosa stiamo parlando? degli infortuni? Non possiamo più appellarci neppure a quelli, poiché a tratti si è giocato meglio con le riserve. Profetico, ad inizio partita, pronosticai un gol di Balotelli in contropiede, poiché solo con questa squadra può permettersi sgroppate e recite da bullo in stile Canis Canem Edit piuttosto che GTA San Andreas.
E pensare che questa doveva essere la partita della stagione, in cui avremmo dovuto giocarci i nostri residui sogni di gloria e riscatto, iniziata invece già in consapevolezza dei nostri limiti tecnici e di classifica. Analizzando sinteticamente l’inutile Match, abbiamo visto la Juve cercare di proporsi nel primo tempo, ma collezionando poi alla fine soltanto un tiro in porta pericoloso con Marchionni respinto in angolo da Cesar. Avessimo perso per 10-0 e fossimo arrivati 4 alla fine del campionato, non sarebbe a mio parere mutata la stima che il dottor Cobolli e Mister Gigli provano nei confronti del loro allenatore, e questo in risposta a chi dice che è meglio perdere persino la Champions pur di far saltare il cantante. E continuiamo col giochetto che dice scudetto per vendere abbonamenti (di stadio e tv) per poi sentirci dare degli illusi, quando al fin della fiera chi fallisce dovrebbe assumersi le proprie responsabilità. Si rammarica il biscione per non aver vinto la partita, mentre noi sempre più vergognosi nelle nostre mediocri esultanze continuiamo a far finta di non ascoltare l’urlo di chi dice: CACCIATE IL CANTANTE!

lunedì 13 aprile 2009

Le 10 sorprese e le 10 delusioni (seconda parte)

Dopo le 10 sorprese cinematografiche, eccoci giunti alla seconda puntata dedicata alle 10 maggiori delusioni.

1)Essere John Malkovich - Ok, l'idea è originale e probabilmente è quella la cosa che mi ha spinto a dare una chance a questo film. La realizzazione però è insensata, con uno sviluppo grottesco e a tratti stupido, che davvero si fatica a capire dove voglia andare a parare.
La cosa però che innervosisce di più è la noia che ci attanaglia nella seconda parte del film: come ci si fa ad annoiare in una pellicola che ha un idea così originale? Mah. Nonsense

2)Animal factory - Gli spunti ci sono: film carcerario con ottimi interpreti (Willem Dafoe, Mickey Rourke, Edward Furlong, mica pizza e fichi insomma), e soprattutto tratto da un romanzo. Lo sviluppo però è privo di qualsiasi "emozione" e non riesce mai a coinvolgere, nemmeno per un minuto. Un film inguardabile? Non so, di certo una delusione bella grossa. Vuoto

3)Mulholland drive - Uno dei film più ambiziosi di David Lynch, e si sa, quando Lynch fa l'ambizioso sappiamo già che ci troveremo di fronte ad un film dalla trama priva di senso. Le idee ci sono (Il teatro del sogno ad esempio, ottimamente realizzato) e Lynch è un regista talentuoso, ma il tutto avrebbe funzionato in un corto di venti minuti, non certo in un film di due ore e mezza.
I fan del regista si affannano a giustificare il tutto con frasi del tipo: "Chi non ha apprezzato il film non capisce nulla di cinema", frasi marcatamente snobistiche in realtà. Il problema sta nel giudicare una pellicola per quello che è: un film privo di ogni qualsiasi forma di sviluppo narrativo in realtà non è un buon film, magari un buon esperimento, ma di certo non un buon film (e di film apparentemente privi di senso me ne piacciono a decine).
Certo, in rete si trovano centinaia di spiegazioni dettagliatissime sul significato dell'intreccio narrativo, ma un film per quanto "complicato" che sia deve comunque mantenere una base su cui poggiare.
Visivamente magnifico, ma con una sceneggiatura che non sta in piedi, e soprattutto noioso (e noioso e l'aggettivo che meno mi piace per giudicare un film). Strasopravvalutato

4)Doomsday. Vedere la recendione "dedicata" al film su questo stesso blog. Basti dire che "copiare" non equivale matematicamente a "citare" e che un minimo di idea la si dovrebbe avere prima di fare un film fantascientifico. Sconclusionato

5)Van Helsing - Qui le aspettative erano inferiori a molti film sopracitati, però il risultato è decisamente imbarazzante. Un film che per quanto fumettistico riesce lo stesso a risultare comico. Nemmeno gli effetti speciali riescono a mettere una toppa ad una sceneggiatura scritta con i piedi, e ad un ammassarsi di personaggi letterari che si alternano come in cavoli a merenda. Involontariamente comico, ha l'unico lato positivo (forse) sul versante prettamente visivo. Pacchiano

6)Strade Perdute. Lynch colpisce ancora. Stavolta il film è decisamente più affascinate, con una prima parte molto misteriosa e conivolgente. Poi il buio: il film si frammenta in una serie di scene prive di una qualsiasi logica.
I fan si affannano a ripetere che un significato c'è (ed effettivamente dopo 700 visioni qualcosa si riesce a tirare fuori), altri estimatori continuano a ripetere che per film così il significato e superfluo, non serve.
Punti di vista, resta il fatto che Lynch ci gode smodatamente a "prendere in giro" gli spettatori a crogiolarsi nella sua "tecnica" fine a se stessa, a ripetersi "quanto sono bravo". Peccato, David ha fatto ottime cose, ma è di certo molto sopravvalutato. Compiaciuto

7)Il pasto nudo - Nota dolente. Cronenberg è regista di grandi capacità e non fatico a dire che per certi versi è uno dei miei preferiti sul versante horror psicologico: La mosca, Scanners, La zona morta, Spider, Brood, Existenz, Videodrome e chi più ne ha più ne metta, sono esempi di genio allo stato puro. "Poeta della carne": nessuno come lui è riuscito a scandagliare i cambiamenti del corpo e la metamorfosi della forma.
Però lo stesso David quando decide di girare opere "difficili" a volte riesce a risultatare forzatamente intellettualoide e difficilmente intellegibile (Crash, M. Butterfly).
Il pasto nudo è un opera ambiziosissima e si comprende pienamente la bravura del regista, si percepiscono le genialità, i marchi di fabbrica, però...
Qualcosa non convince, qualche tassello non sembra tornare al suo posto, alcune cose sembrano essere state poco approfondite. Malriuscito

8)E Venne il Giorno - Shyamalan è un finto talento si era detto, i suoi film invece mi hanno sempre affascinato in un certo senso, anche quelli a detta di molti poco riusciti (The Village, Signs). In ogni sua pellicola avevo sempre trovato una buona dose di mistero e riflessione che rendeva il tutto non banale e portava a vedere il tutto senza annoiarsi mai.
Premesso che Lady in the water (dilaniato dalla critica) non l'ho ancora visto, E venne il giorno è un film che non riesce ad appassionare, e non per il solito finale a sorpresa a cui il regista ci ha abituato (se il film è ben fatto il finale a sorpresa non serve), ma per lo sviluppo ed i dialoghi gestiti decisamente male. Qualche momento di tensione c'è ed il film non è pessimo, ma le aspettative erano alte e la visione dello stesso non riesce a ripagare nessuna di queste. Incerto

9)L'allenatore nel pallone 2 - In questo caso le aspettative erano ridotte ai minimi termini, sicuramente inferiori a quelle di tutti i film citati in questa classifica. L'allenatore nel pallone però (quello originale) era un prodotto abbastanza raro nella commedia italiana degli anni '80: divertente, poco volgare, pieno di chicche per gli appassionati di calcio di oggi e di ieri.
Una di quelle pellicole che hanno reso Lino Banfi immortale e capace di tenere in piedi da solo, con la sua comicità starbordante, un intero film.
Questo Banfi invece è molto più vicino al Nonno Libero degli ultimi anni: poco incisivo, lento, compassato, invecchiato.
Una sfilza di pesudo-attori (Anna Falchi), ex reduci da reality (Milo Coretti), calciatori che (ovviamente) recitano come cani e attori di quart'ordine, uniti da una serie di sketch da pomeriggio televisivo completano la baracconata. Invedibile

10) Sfida senza regole - Indeciso fino all'ultimo se scegliere lui o Io sono leggenda. Alla fine la spunta perchè, anche se così come il film con Smith non è del tutto inguardabile (tuttalpiù mediocre), con un cast di attori così si doveva fare necessariamente di più. L'aggettivo da usare sarebbe "banale" più che "brutto" e le citazioni palesi a Heat - La sfida finiscono più per suscitare nostalgia che per innalzare il livello del film. Delusione

sabato 11 aprile 2009

Genoa-Juventus 3-2 (errare humanum est perseverare è juventino)

E ci verranno a dire… Ranieri con i suoi amici mediocri, ci verranno a dire che quell’espulsione di Camoranesi (nel secondo tempo e sul 2-1 per loro a 30’ dalla fine) ci ha spezzato le gambe precludendoci la possibilità di rimonta, ma mentiranno sapendo di mentire, poiché una formazione che subisce 15 gol 15, in 9 partite non merita neppure il secondo posto. E ci verranno a dire che il Genoa è stato superiore, che anche è vero e sacrosanto, ma chi non lo è a questa Juve? Basta scusanti caro cantante, chi vuol migliorarsi, come ami ormai ossessivamente ribadire, deve fare continuamente un’analisi di se perché se errare humanum est perseverare è juventino. La splendida partita del Genoa, che in tecnica e velocità ci ha surclassato, dev’essere uno schiaffo in viso alla presunzione di grandezza di una squadra che non lo è mai stata. Domenica prossima perderemo anche il secondo posto ed allora tutto il nostro castello di presunzione crollerà e sarà questa la nostra peggior sconfitta stagionale. Ma l’analisi va fatta ora e non a fine stagione, perché la serietà delle grandi squadre lo impone. Non possiamo più cincischiare con un campionato ormai morto e sepolto e con un secondo posto, a mio parere, fortemente compromesso.
Detto questo cosa vuoi dire di questa partita? Il Genoa ci umilia pesantemente. Le pecche difensive si sono acuite al punto da divenire imbarazzanti. Più veloci sul tutto il campo si inserivano tra le nostre maglie come coltello nel burro. Poulsen… ma come si fa ancora a considerarlo un giocatore di calcio e non uno a cui far pagare il biglietto? Analizzando i  loro primi due gol si può vedere come sia facile penetrarci in solitaria, e tutto questo anche prima dell’espulsione. Thiago Motta lo abbiamo incoronato eroe di serata, quando invece dovremmo dare il suo premio ai nostri difensori centrali. Ma quel che al danno aggiunge la beffa e quella rosa genoana piena di rinnegati juventini. Grygera, ma perchè mettere in campo questo essere stasera in 10 e in svantaggio? Era scontato che una volta raggiunto il 2-2 non saremmo stati in grado
Ai dirigenti: Come fate a non vedere che quest’anno è peggio dell’anno scorso? Non siate così stolti da rinunciare al vostro polso… se ne avete uno. Avete lasciato a Ranieri l’intero onere di organizzare la campagna acquisti e ve ne siete lavati le mani come Ponzio Pilato, ora che però siamo giunti alla nostra Pasqua dovete capire che agli ubriachi non gli si permette di guidare e dovete convenire che se voi così facendo vi siete salvati così poco elegantemente, quando ancora una volta arriveremo terzi e andremo ai preliminari proprio come un anno fa ma con molti soldi in meno… dovrete cacciare il cantante

venerdì 10 aprile 2009

Le 10 sorprese e le 10 delusioni (prima parte)

A volte quando guardiamo dei film abbiamo delle aspettative molto forti (vuoi per la critica particolarmente benevola, vuoi per la trama "convincente", vuoi per gli attori o per il regista che molte volte sono una garanzia) ma alla fine della visione restiamo del tutto delusi (sempre se alla fine della visione riusciamo ad arrivarci).
Altre volte invece guardiamo dei film con la consapevolezza che potrebbero benissimo essere due ore del nostro tempo sprecate, o che difficilmente riusciremo a digerirli del tutto.

Ecco quindi una piccola classifica delle 10 maggiori sorprese filmiche in positivo, e delle 10 maggiori delusioni.

Sorprese

1)Memento - Difficile la struttura, complicata l'interpretazione, attori discreti ma non tra i migliori in assoluto, regista semi-esordiente. Un film intellettualoide e noioso? Assolutamente no, anzi il tutto si tiene in piedi solidamente e avvince, riuscendo a intrattenere e stupire con pochi "effetti" ma molte idee. Originalissimo e ineguagliato nel suo filone (quello del film a scatole cinesi). Piccolo capolavoro.

2)Cube - Secondo molti un mero esercizio di stile, inverosimile, un horror che non fa paura.
Secondo altri (ed io sono tra questi) invece un prodotto originale, con molte idee e pochi fronzoli, che trasmette tensione senza mostrare quasi nulla. Cult

3)Donnie Darko - Uno dei 100 migliori film della storia secondo molti, un film incomprensibile e nonsense secondo altri, nessuna delle sue definizioni mi sembra la più azzeccata.
La cosa migliore del film resta l'indagine sull'adolescenza all'interno di un decennio particolare come gli anni '80. La colonna sonora è bellissima, gli attori in parte il regista per essere un esordiente è ingegnoso.
Forse la parte più puramente fantascientifica e misteriosa è un po' di "difficile" interpretazione, ma si ha (quasi) sempre la sensazione che tutto torni. Affascinante.

4)The butterfly effect - Il tema degli universi paralleli, del destino, e dell'importanza delle scelte compiute nella vita, è un campo minato. Se non sei un grande regista e non disponi di grandi attori quasi sempre il film si rivela un disastro. Questo Butterfly effect tolta qualche ripetizione e qualche concessione adolescenziale è un prodotto discreto che tratta un tema difficile e lo fa con leggerezza senza quasi mai risultare patetico. Coinvolgente.

5)L'uomo che non c'era - I Coen si amano o si odiano, difficili le mezze misure.
Verbosi, ambiziosi, o casinari, i loro film sono comunque degli ottimi esempi di cinema "delle conseguenze" con protagonista il destino. Tutto nasce sempre per caso ed avrà conseguenze catastrofiche, per tutti.
Il film simbolo di questo modo di raccontare le cose è L'uomo che non c'era, un ottimo noir girato in bianco e nero dove alla fine i Coen ci disegnano uno spaccato spietato dell'America. Ottimo Billy Bob Thornton. Simbolico.

6)Terrore dallo spazio profondo - Remake di "L'invasione degli ultracorpi" di Don Siegel. I remake di solito sono delle mere operazioni commerciali o dei film che riciclano idee già "inventate" da altri. In questo caso si avverte davvero la sensazione di qualcosa di incombente, la tensione è ai massimi livelli, gli attori tutti molto bravi. Da riscoprire.

7)1408. Di solito (a parte rari casi) le riduzioni cinematografiche delle opere di Stephen King non sono del tutto riuscite e non sfruttano appieno le loro enormi potenzialità. In questo caso il film invece si lascia vedere e riesce per larghi tratti a sorprendere con soluzioni riuscitissime (l'uomo che guardando alla finestra in realtà è come se guardasse uno specchio ad esempio) e con un'ottima messa in scena.
Forse il finale non è dei migliori, ma nel contesto del film risulta azzeccato. Niente male.

8)The Village - Shyamalan dopo un inizio folgorante (il Sesto senso fece gridare al capolavoro), ha via via perso quella vena geniale e misteriosa degli esordi facendo ricredere molti sul suo talento. Dove comincia la discesa? In tanti si sono scagliati contro questo The village che in realtà non è un film che vuole stupire come quelli del passato, ma intrattenere e far riflettere. Le ambizioni secondo me sono quasi tutte ripagate. Sottovalutato.

9)Il cavaliere oscuro - Batman aveva fatto il suo tempo: troppi i tentativi di modernizzare e di rendere attuale un personaggio come quello del "pipistrello".
Tim Burton restava (e per certi versi resta ineguagliato), ecco perchè Batman Begins dell'ottimo Christopher Nolan stupì molti, ma si credeva che fosse davvero l'ultimo atto.
Il Cavaliere oscuro invece dimostra che se si hanno le idee, nulla ci è precluso a priori, riuscendo a ripescare un personaggio come il Joker e sbolognarlo alle nuove generazioni senza apparire eretico. Inaspettato.

10)The skeleton key. Un horror molto poco horror. un film misterioso con tocchi di soprannaturale in realtà, con un'atmosfera maligna che si respira in tutta la pellicola e soprattutto con due ottimi attori di "vecchio rango": Gena Rowlands e John Hurt. Non un capolavoro, ma un ottimo horror psicologico di questi tempi è cosa rarissima. Non banale.

Alla prossima per le dieci delusioni.

mercoledì 8 aprile 2009

Sisma in Abruzzo - anche Steve Hackett rivolge un pensiero agli abitanti delle zone colpite dalle pagine del suo sito

Dell’umiltà e dell’umanità di Steve Hackett, ex chitarrista dei Genesis (nonché mio chitarrista preferito), non si avevano dubbi. Già in occasione della notizia della scomparsa di John Mayhew non aveva perso occasione per rivolgergli un pensiero, anche non avendo mai condiviso con lui il palco perché entrato successivamente nella band, ora dalle stesse pagine del suo blog rivolge un piccolo ma sincero pensiero agli abitanti delle popolazioni abruzzesi colpite dal sisma del 6 Aprile. Lui che è appena reduce da una tournée in Italia, paese che l’ha sempre amato artisticamente sin dai tempi dei Genesis e che ogni volta lo accoglie calorosamente, ha avuto a sua volta sempre un occhio di riguardo per i propri fan italiani. Riporto la traduzione delle sue parole unendomi con lui nel cordoglio alle vittime:
Reduci della recente visita della mia band in Italia dove ancora una volta siamo stati accolti con entusiasmo e calorosa ospitalità da tutti i nostri amici italiani, è stato scioccante assistere alle notizie del terremoto dell'Aquila e di vedere questa terribile tragedia. Molti hanno perso i propri cari, le case e mezzi di sussistenza. Dall’Inghilterra noi tutti mandiamo a voi la nostra solidarietà ai superstiti e i migliori in bocca al lupo ai soccorritori. Le ultime agenzie indicano che circa 100,000 persone sono state costrette ad abbandonare la zona, mentre il numero di morti è ancora incerto. Per ora da tutti noi, i nostri pensieri sono con voi.
(Steve Hackett)

martedì 7 aprile 2009

INTO THE WILD – Sean Penn (USA 2007) [recuperafilm]

Vale la pena spendere più di una parola su questo grande film di Sean Penn. Uno di quei film che ti rimangono dentro, anche se idealmente sei molto lontano dal suo protagonista, analizzandolo da una prospettiva che forse è più vicina a quella del regista che a quella dei lettori del libro o gli stessi fan del film.

La felicità è reale solo se condivisa, è la fase che il suo protagonista scrive su un libro e che risuona più come piccolo rimorso e presa di coscienza finale che come summa delle proprie esperienze. Il film, basato sul romanzo di Jon Krakauer Nelle terre estreme, narra la vera storia di Christopher McCandless, un giovane di famiglia benestante che, Nauseato dal consumismo e dagli ipocriti segreti dei propri genitori, dopo la laurea decide di tagliare i ponti col proprio passato e di partire per un solitario viaggio nei luoghi più incontaminati e selvaggi dell’America. Così Chris fa perdere le proprie tracce e sceglie per se lo pseudonimo di Alexander Supertramp. Nel corso del suo vagabondare avrà occasione di incrociare sulla sua strada persone che da lui trarranno e che a lui restituiranno amore ed esperienze umane, ma che poi abbandonerà puntualmente spinto dal suo sogno egoista, forse nella paura di non costruire qualcosa di troppo simile ad una famiglia, che tanto l’aveva deluso nella sua adolescenza, Alexander Supertramp non si legherà mai pienamente a nessuno tranne che alla propria esistenza e al suo sogno di raggiungere l’Alaska. Come un figlio della civiltà che cerca asilo ed adozione nella natura Alexander vaga nelle terre selvagge solitario, scalando vette, affrontando rapide e cacciando animali selvatici per nutrirsi ma si accorgerà ben presto di essere come un cuculo in un nido ostile e che questo nuovo mondo non appartiene più agli uomini da tempo, come Chris stesso ammetterà.

In questo processo di iniziazione tra il neo uomo Alexander e la natura vi è per tutto il film la figura di un giudice neutrale, la cui presenza può essere percepita nei splendidi scenari del film, parlo cioè di Dio, che alla fine viene addirittura chiamato in causa più volte dai personaggi. Nel suo viaggio Chris (Alexander) mostra alla natura tutte le sue appartenenze alla civiltà. Lavora per procurarsi i soldi necessari al suo viaggio, caccia col fucile e non riesce a salvare il proprio cibo dalle mosche e dai lupi che ne banchetteranno a sue spese. Sino a non prevedere la formazione dei fiumi dalla neve che si scioglierà in estate e lo intrappolerà nelle terre selvagge.

Nella sua fuga dalla civiltà quel pulmino abbandonato che userà come casa apparirà sempre più come un rifugio trovato in esilio, o un’ambasciata in terra straniera. Tutto questo la natura lo condannerà non accogliendolo come suo figlio. Chris che fugge in cerca di asilo politico viene così accoltellato alle spalle, avvelenato da un erba che credeva commestibile perché si era ancora una volta sbagliato nel trovarla con i mezzi umani come quelli di un libro. E nella sua ultima alba Dio gli si rivela suggerendogli le lezione: La felicità è reale solo se condivisa. E tutti quei suoi simili, compresi i suoi genitori e sua sorella, che lui aveva sbrigativamente catalogato come esperienza non fondamentale per la sua vita tranne che per le proprie esperienze gli appaiono la vera felicità, quella che tanto aveva cercato sfuggendo paradossalmente da essa.

voto 8,5

domenica 5 aprile 2009

Juventus vs Chievo Verona 3-3 (fascia sfasciata, partita buttata)

Non nascondo tutta la mia rabbia e la frustrazione per questa partita buttata alle ortiche da una difesa a dir poco dilettantistica. Tre significativi affondi e tre gol di Pelissier e per di più tutti e tre sulla fascia sinistra, con i primi due in fotocopia. Continuiamo a regalare momenti di gloria ad avversari di basso medio classifica che non vedono l’ora di andare a farsi un giro sulla giostra di Torino. Ma quel che più mi stronca e quel mio grido profetico: “Melberg… Aiutate Melberg con nessuno che andava a dare una mano al vikingo in chiara difficoltà al 90’. E poi Chiellini… ma come si fa a lasciare Pelissier morire così di solitudine? Si possono tenere in difesa giocatori tanto timorosi degli avversari? E continuiamo così, facciamoci del male.
Sarà che ormai la Domenica alle 15 siamo abituati a fare una pennichella, con calcio-business che ci continua a propinare match da Tony Manero al sabato sera, sarà perché questa squadra soffre le pause, come se necessitasse di una pressione costante o forse come ho sempre detto non riesce ad entrare nell’ottica cinica di chi sa sfruttare le partite inutili, come si potrebbe definirle, cioè quelle che sulla carta non puoi contarle ma che intanto devo vincerle. Fatto sta che al di là di ogni analisi il primo tempo da valium è finito 2-1 per loro con due significativi affondi da lanci lunghi alla fifa 2009. Un primo tempo a dir poco imbarazzante in cui ci son cadute le braccia, con una difesa di fascia sinistra sfasciata. Il capitano appannato e stanco viene sostituito nella ripresa con il separato in casa Trezeguet, ma soprattutto con l’ingresso di Zebina per Grygera la partita era riuscita a cambiare. Le occasioni erano arrivate e con loro il pareggio e poi il vantaggio di Iaquinta. Ma se poi al 90’ butti via tutto col Chievo,  come fai a meritare un miracolo stile Lourdes che si chiama rimonta di 7 punti? La partita di oggi è dunque lo specchio di un’intera stagione e può benissimamente esserne la sintesi.
Stasera la partita non vedetela, uscite per una passeggiata con le vostra famiglie e non sprecate inutilmente questa Domenica delle Palme. Tanto il risultato ve lo dico io: 2-0 per in nerazzurri, con un gol per tempo di ibrahimovic. Un altro passo verso l’autolesionismo.

giovedì 2 aprile 2009

Addio John Mayhew, primo batterista dei Genesis

E’ scomparso pochi giorni fa, in sordina così come era scomparso dalla scena musicale progressive rock degli anni ‘70, John Mayhew uno dei primi batteristi dei Genesis (dopo la breve parentesi di John Silver e Chris Stewart). Dopo aver inciso Trespass (1970), secondo album in studio dei Genesis, John fu scaricato dal gruppo che gli preferì Phil Collins. Mayhew, che sempre ha ammesso di essere il meno talentuoso della formazione dell’epoca, si ritirò a vita privata in Australia. La sua collaborazione in Trespass non è però passata inosservata per fan del gruppo, i quali nel corso degli anni gli hanno riconosciuto il merito di aver contribuito in maniera fondamentale al sound di quell’album, che all’epoca della sua incisione poteva vantare soltanto poche copie vendute ma che sino ad oggi è divenuto un cult della loro discografia.
Dopo molti anni di esilio mediatico nel 2006 John Mayhew partecipa al Dusk Day in Umbria, la reunion annuale dei fan dei Genesis in Italia organizzata dalla fanzine Dusk. In questo video, tratto da YouTube, Mayhew appare affabile e disponibile come lo era stato durante tutta la manifestazione in cui rilasciò una memorabile intervista che suonava come un’autobiografia. Dopo questa esperienza Mayhew si vide recapitare un assegno milionario, il frutto delle royalties mai incassate per quell’album che all’epoca pensava fosse solo un’esperienza giovanile infruttuosa, denaro che il povero John non è riuscito a godersi. Il batterista si è spento il 26 Marzo scorso, giusto un giorno prima del suo sessantaduesimo compleanno, ma la notizia è trapelata solo da un paio di giorni fa tra lo stupore dei fan che credevano si trattasse di un brutto pesce d’Aprile. John Mayhew è così il primo membro del gruppo inglese ad abbondonare il palcoscenico della vita, anche se continuerà per sempre a risuonare nell’ossessivo ritmo di The Knife o nel carezzevole Visions of angels.
Goodbye John !