venerdì 26 giugno 2009

Il re è nudo

C’era una volta un re vanitoso che si fece commissionare un vestito speciale da degli strani sarti giunti in città. Tali imbroglioni si vantavano di aver fabbricato un abito magico che risultava invisibile agli occhi degli indegni. Il re allora chiamo un paio di sudditi e provò i nuovi abiti. I sudditi, che in realtà lo vedevano nudo, per non risultare indegni, come da profezia, iniziarono a lodarlo per la bellezza dei suoi vestiti. Sicuro di se allora il re usci per le strade del paese e tutti i cortigiani si complimentavano per i suoi nuovi vestiti... ma ecco che al suo passaggio un fanciullo, voce dell’innocenza, strabuzzando gli occhi grido: “il re è nudo!”.
C’è da noi un detto che recita: “le cose che non si fanno, non si sanno!”. Questo moderno re è arrivato a credersi tanto potente da credere di poter fare tutto quello che vuole, certo che i suoi sudditi saranno tanto bravi a nascondere le sue nudità. Ma se prendi il sole in giardino senza protezione ti scotti col flash (ecco perchè è così abbronzato?). Alcuni di loro ancora si affannano ad occultare le sue “monellate” dietro un paravento di censura e di “voltare lo sguardo” altri attaccano per difendersi, come nei migliori film americani. Sarà proprio la sua sicurezza ad essere la sua condanna, come quell’automobilista con tanti anni di patente che dice: “tanto ci passo”, cosa che un neo-patentato non farebbe mai, o quel barista che lascia volteggiare la bottiglia sempre più in alto finché non riesce più ad acchiapparla. Insomma quest’uomo finirà per covare una serpe in seno che lo avvelenerà.
Meno male che WEB c’è… verrebbe da dire. Siamo nel 21° secolo, e con la tecnologia attuale nascondere la verità è sempre più difficile e prima o poi quel 60% di gente che ancora segue le notizie solo in tv è destinato a dimezzarsi. La stessa tecnologia contenuta in una fotocamera o in un telefonino, tanto In Iran quando a palazzo Grazioli, raccontano storie tra loro molto diverse ma accumunate dall’assenza di un filtro censorio. Dovesse ancora farla franca la credibilità dell’Italia all’estero toccherebbe i suoi minimi storici. Da fuori infatti osservano un paese “cornuto e contento” che non lo punisce ma anzi lo rielegge, perchè in realtà, come lui stesso afferma, gli italiani lo vogliono così. Perchè in fondo, ahimè, gli italiani sono come lui.

venerdì 12 giugno 2009

TERMINATION SALVATION McG

Il pubblico cinematografico stenta a capire che a volte è meglio lasciare insoluti gli interrogativi che un film lascia, perchè la storia di un film è quella che è nel momento in cui la vedi… indipendente dal suo prima e dal suo poi. Ma soprattutto non è detto che debba avere un lieto fine più di quanto non debba avere una fine. Invece ormai siamo sempre più abituati ad assistere a sequel, prequel o spin-off, che nei continui cambi alla regia annacquano gli intenti originari. Passi per una trilogia concordata, il resto è solo un “recitarsi addosso”.

Ad ogni modo… entrando nella sala cinematografica, ieri sera, sapevo già a quale prodotto mi sarei trovato di fronte, uno di quei film che vai a vedere perchè… “si va al cinema a vedere un film” e perchè… “abbiamo visto gli altri tre e si va a vedere come prosegue la storia”. Di quel thriller fantascientifico, mix accattivante del primo episodio della saga, non è rimasto granché, tranne il cameo di uno Schwarzenegger computerizzato nel finale, tanto che, per ricordare al pubblico in sala che film era, Christian Bale continuava a ripetere ossessivamente: “io sono John Connor”. 

Niente più viaggi nel tempo dunque, e niente più inseguimenti notturni tra le strade di Los Angeles, siamo nel futuro (2018). Un futuro chiassoso e metallico in cui John Connor è un capitano della resistenza venerato come un profeta e in cui gli uomini sono scacciati da questo mondo in stile Matrix. In verità questo film, oltre Matrix, saccheggia copioni di film come Demolition Man, o il recente Transformers. Un Cyborg col corpo di un condannato a morte del 2003 (Sam Worthington), aiuterà Connor a liberare suo padre Kyle Reese, che in questo film è ancora un ragazzino che gioca a fare la guerra (unico paradosso temporale), dalla fortezza nemica Skynet. Vincerà così la diffidenza di un Connor che in lui vedeva “il nemico” e dimostrerà di essere un brav“uomo” donandogli letteralmente il cuore (già c’è anche Sette Anime).

In conclusione: un film di cui ci dimenticheremo presto, una volta visto, e che dovremmo iniziare a chiamare interminator, visto che John alla fine ci avverte: “io ora me ne vado, ma poi torno!”

sabato 6 giugno 2009

Ferrara quarta scelta? La lotta tra il cuore e la ragione

Accogliamo Ciro Ferrara come nuovo allenatore della Juventus, avendo negli occhi il ricordo dei successi che abbiamo condiviso con lui da giocatore, ma la mia mente è combattuta. Non si può negare che questa sia infatti una scelta azzardata, non so quando pienamente voluta dalla società o imposta per ragioni di necessità. Se Ciro infatti fosse stata una prima scelta lo si sarebbe messo sotto contratto subito, invece ci si è fatti scappare nell’ordine:
1) Gasperini, che pure si poteva portare a Torino giocandosi le carte Palladino-Criscito.
2) Conte, pista volutamente abbandonata perchè ritenuto da alcuni inesperto (?) ma che in realtà significava prendere qualcuno con la pretesa di maggiore potere decisionale, come lo stesso Conte ha fatto velatamente trapelare nelle sue dichiarazioni (un po' come successe per Deschamp)… p.s. Certo che dopo aver fatto retrocedere il suo Arezzo, con i biscotti di fine stagione dei tempi della B, ora gli diamo di nuovo picche…
3) Spalletti, l’unico forse in grado di costruire una squadra che avrebbe valorizzato al massimo l’acquisto di Diego, ma che tanto timidamente si è corteggiato da far ricredere lo stesso sull’opportunità di lasciare Roma.
Rimane il nostro Ciro Ferrara che, bontà sua, può dire di aver realizzato il suo sogno di riconferma. Questa scelta, quasi sicuramente influenzata da Marcello Lippi, sembra più un ponte per il fatidico 2011, fine del suo mandato che coincide proprio con l’anno del nuovo stadio, designato da molti come la fine del medioevo bianconero e l’inizio di qualcosa di nuovo. Ferrara sarà dunque qui per assoggettare ogni volere della società? Quanto farà sentire la sua voce ai senatori visto che si sente ancora (e non è un demerito) uno di loro? Che peso potrà avere la sua esperienza da allenatore in seconda nella nazionale se rapportata alla quotidianità degli impegni di serie A? Solo il futuro potrà darci le risposte che cerchiamo. Alcuni già scomodano esempi come il primo Trapattoni o l’attuale Guardiola, io penso che questi esempi siano eccezioni e non regole scientifiche. Non resta quindi che lasciar parlare i fatti e concedere a Ferrara quell’opportunità che merita, mentre noi possiamo solo iniziare a pensare positivo e sostenerlo… ci riusciremo?

lunedì 1 giugno 2009

Behati gli ultimi, perchè saranno i primi

Il processo a calciopoli si mantiene ormai come un ippopotamo su un castello di carta. Gli accusatori non sanno più che inventarsi per giustificare la serie B subita dalla Juventus e l’egemonia del potere consegnata ormai all’Inter da tre anni. La stampa che tanto aveva gridato allo scandalo, un po' perchè di neroazzurra vestita un po' perchè chiamata a cavalcare il più grande scoop calcistico italiano di tutti i tempi, sembra ora avere la vista annebbiata. E mentre prima ci riferivano di tutto sul grande processo a Moggi e la sua cupola, tipo quante volte gli imputati andavano di corpo, ora invece preferiscono glissare… ah si, salvo scrivere su giornali e televideo di quell’arbitro che dichiara: “se sbagliavi contro la juve ti mandavano ad arbitrare in B”. Peccato che gli stessi bravi giornalisti non abbiano mai mai riferito le parole di Dal Cin (l’uomo da cui in pratica è partita calciopoli) che ha dichiarato: "Io di concreto non avevo niente...neanche i miei colleghi...erano delle convinzioni!" cioè a dire: Sento dire che esistono gli alieni, quindi deve essere così senza alcun ragionevole dubbio. E che dire delle dichiarazioni di Paparesta che smentiscono uno di più grandi artefatti della tesi accusatoria verso Moggi? Interrogato Paparesta dichiara di non essere stato mai chiuso negli spogliatoi da Moggi. Questo insieme a tutto in resto caduto a pezzi come un domino.
Di tutto questo ormai ne son pieni libri interi, se poi aggiungiamo che la società Juventus non è neppure imputata in questo processo il quadro è completo. Lo stesso Oliviero Beha, che in tempi non sospetti fu uno dei più accaniti accusatori di Moggi, oggi corregge il tiro e capisce che la Juventus e Moggi sono stati soltanto un caprio espiatorio per poter far come Ponzio Pilato e ripartire lindi e pinti.