domenica 22 maggio 2011

Serie A 38> Juventus vs Napoli 2-2 – avete fatto tredici…

Una volta fare tredici poteva voler significare anche il cambio di una vita, una vincita che ti sistemava, anche grazie ad una minore inflazione. Oggi invece, nell’era dell’impopolare 14, anche la Juve fa tredici, come il suo numero di pareggi totali in questo campionato.

Ultimo giorno di scuola in una classe piena di bocciati e ultimo in questa scuola, la testa di tutti era altrove e solo in pochi capivano che di fronte c’era l’odiato Napoli. Forse per molti può vuol dir poco, per alcuni invece tanto e alla fine otteniamo l’effimera consolazione di non perderci in casa, anche se quest’anno in casa e come se non ci avessimo mai giocato. Numeri impietosi e al dir poco vergognosi, per gli occhi degli abbonati, tra le mura amiche. Il bilancio era sul tavolo già da mesi ma la fine non ne voleva sapere di arrivare. Con “el farfuglia” (Del Neri) messo alla porta già in settimana, la UEFA irraggiungibile e la testa già al mare, stasera è andata in scena uno spettacolo per pochi, quelli che rimangono aggrappati alla squadra nella buona e nella cattiva sorte, ma che masochisticamente la contestano e si rodono il fegato, vedendo un altro anno disastroso, sentendo gli scherni di chi prima ti spara alle spalle e poi infierisce sul cadavere. Così mestamente tiriamo un sospiro di sollievo perchè è finita, ricordandoci che il tempo si è fermato allo scorso anno, anche se nel cuore c’è quella rabbia che ti vorrebbe far passare in fretta il tempo per ricominciare tutto da capo.

Ma il futuro con la F maiuscola è ancora lontano, contrastato dalle sirene ingannatrici di certi giornali che illudono chi non lo meriterebbe. La realtà ad oggi invece ci dice di riposarci la mente (tifosa) perchè le premesse non dicono che il prossimo sia un anno migliore di questo. Conte? Vedremo, ma sulla carta e a mio parere non lo vedo così esperto. Forse l’ennesimo traghettatore di questo fiume che sembra un oceano, con l’altra sponda sempre più lontana. Ad ogni modo così come scrissi lo scorso anno, le parole le porta via il vento e noi tifosi bianconeri vogliamo ormai solo fatti, anche se dovessero arrivare Ronaldo e Messi le somme dovremo tirarle solo alla fine della prossima stagione.

martedì 17 maggio 2011

Bioshock – 2K Games

Ci sono giochi che pur appartenendo ad un genere che ami finiscono per deluderti (Forbidden siren, ad esempio, osannato da tutti, ma a tratti ingiocabile, e pieno di magagne) e altri che trovi meravigliosi, pur facendo parte di un genere videoludico che proprio non ti va giù. Gli FPS non mi sono mai piaciuti, a tratti li trovo addirittura odiosi per vari motivi:
- la visuale in soggettiva, soprattutto quando devi muoverti velocemente, dopo pochi minuti mi dà la nausea
- le campagne in singolo durano meno di un vantaggio della Juve di quest'anno
- il multiplayer è bazzicato da simpaticoni che utilizzano trucchi, fanatici del "posto fisso" (mi metto qui e chiunque passi è morto), super smanettoni che ti killano a ripetizione senza farti nemmeno capire come hanno fatto...
- Sono quasi tutti uguali, con la grafica pompata e la sceneggiatura di un cartone animato di Topo Gigio (a parte ovvie eccezioni)
Ecco perchè cerco sempre di tenermi alla larga da tali giochi, e ultimamente per avvicinarmi al genere vado a pescare quei capolavori ibridi, ai limiti del Gdr (genere anche lui che non mi fa impazzire, ma che se ben gestito sa dare soddisfazioni) o dell'avventura, dove gran parte del tempo lo passi a cercare di capirci qualcosa della trama o a migliorare il più possibile il tuo personaggio.
Fallout 3 sotto questo versante mi colpì molto, davvero un gioco ben fatto, pieno di pecche che però lo rendevano ancora più affascinante.
Sarà per la copertina, sarà per l'ambientazione (luoghi in rovina), sarà per l'essere ibrido allo stesso modo, questo Bioshock mi ha sempre dato l'idea di essere un po' il cugino di Fallout 3, allora perchè non riprovarci? Certo, qui lo spara spara è molto presente, non ci sono scelte di dialoghi come nei GDR, non siamo in un universo tutto da esplorare ma siamo guidati nel nostro percorso, ma in fondo che ci frega. Ancor più che in quel caso già dalle prime battute ti accorgi che deve essere un capolavoro; a cominciare da una trama particolare e niente affatto banale, un approccio piuttosto tattico ai combattimenti, un'attenzione certosina ai dettagli, un atmosfera più unica che rara in un videogame...
Bioshock è in fondo una metafora sulla sete di libertà, o più precisamente una riflessione sul libero arbitrio, dove ciò che accade non è mai come sembra (presenta uno dei colpi di scena più famosi in ambito videoludico) e dove non ci sono eroi (forse). Improvvisamente ti scordi di giocare ad un FPS (e in fondo ancora dubito che lo sia davvero) e ti lasci trasportare, fino all'atteso finale. Il finale, ecco, se c'è un'altra cosa che odio di molti giochi è il doppio finale, dove con un breve filmato ti si dice che tutto va bene, e con un altro (se fai altre scelte) che tutto va male (e purtroppo in un certo senso qui siamo in quel tipo di videogiochi). In pratica con un filmato di 2 minuti si esprime tutto e il contrario di tutto rispetto a quanto visto in precedenza. Se non altro, comunque, almeno uno dei finali è decisamente coerente e migliore di quelli di Fallout 3.
Insomma il gioco è vecchiotto ma va giocato, perchè è in grado di esprimere al meglio le potenzialita di un mezzo d'intrattenimento accusato di essere ancora "poco cresciuto".
Dategli una possibilità, se potete, "per cortesia"
Voto 9

lunedì 16 maggio 2011

Parma vs Juventus 1-0 – I finti passionali e i matematici da quattro soldi

Siamo la new ventus, rubiamo ai ricchi per dare ai poveri, ma a differenza di Robin Hood rubiamo persino a noi stessi. La moda italiana è si quella di sentirci 60 milioni di allenatori e selezionatori della nazionale, ma anche altrettanti: “che centra l’allenatore?”, “chi vorreste al suo posto?” e “perchè non andate voi ad allenare?”. A prescindere dal fatto che se chiamo un idraulico per riparare una perdita in casa e lui mi risponde in questo modo lo sbatto fuori, poiché se non ci riesce lui che è un professionista, non posso certo risolverla io, e devo chiamarne un altro se voglio risolvere il problema. Ma se alla fine si voglia dar per forza ragione agli uni o agli altri, non si può però prescindere dai numeri.

Si i cari vecchi numeri, perchè alla fine bisogna tirare le somme e sugli almanacchi vanno solo quelli e non i pali, le traverse, i quasi gol e i rigori sbagliati o negati ma neppure le buone intenzioni. I dati dicono che non solo Del Neri è stato bocciato dai numeri ma anche da se stesso del passato. Era lui infatti che parlava di miglioramento rispetto allo scorso anno, era lui che rideva della obbiezioni sollevategli da Ferrara sul fatto che invece sia la stessa squadra mediocre che aveva quest’ultimo un anno fa. I dati ci dicono che lo scorso anno fu Europa e quest’anno no… PUNTO. il resto sono chiacchiere da bar. Del Neri cerca di far suoi una valanga di pareggi, che in un campionato a tre punti sono mezze sconfitte, tanto più se in numero così rilevante.

Chi dice il contrario è sprovveduto o in mala fede, visto che se fossi un avversario della Juve spererei  non solo che quel rubinetto non lo si cambi mai, ma anche che l’idraulico non solo non se ne vada ma che prenda possesso della casa. Le alternative sono molte e sono poche, sono efficaci e meno, bisogna far presto però. Chi guadagna fior fior di milioni lo fa in logica di una sua presunta posizioni di responsabilità che presuppone gli si presenti il conto in caso l’azienda dovesse fallire o andar male. E’ la legge del mercato e non delle emozioni umane, come vedete chi è lucido fa un’analisi del genere e non quella di far beneficienza a chi ha numericamente fallito.

martedì 10 maggio 2011

Juventus vs Chievo Verona 2-2– Ufficiale: il nuovo allenatore della Juve sarà Duncan Jones

Non c’è mai limite a questa Juve, tutto si ripete ciclicamente in un vortice infinito, come in un software pieno di bug che entra in loop. Questa Juve è un evento paradossale, fuori da qualsiasi schema della fisica e della chimica. Nel girone dantesco degli incazzati i tifosi son costretti a rivivere umiliazioni ataviche come la rimonta della squadra che lotta per la salvezza. Chi può a questo punto porre rimedio allo scempio? Servirebbe Duncan Jones su questa panchina, che schieri in campo il capitano Colter Stevens per portarci fuori da questo inferno.
Un frastuono nel deserto, quello di noi tifosi, dove il suono non esiste, se nessuno nella dirigenza è li ad ascoltarlo. Ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, così ancora una volta si è avuto il fegato di presentarsi ai microfoni per dire delle cose letteralmente vergognose. Se perseverare è diabolico ecco che i carnefici di noi tifosi son proprio loro: allenatore, giocatori e società in quest’ordine. Perdere l’ultimo treno per la Champions facendosi rimontare in casa per l’ennesima volta da una squadra che non aveva fatto neppure un tiro in porta, in un minuto sciagurato, non è vero che non ha prezzo, ma il suo costo è davvero salato soprattutto per questi deficienti che guidano questa carretta arrugginita. Delle due una, ho non vi servono quei soldi, o non vi frega nulla. Se il magazziniere perdesse le chiavi sarebbe licenziato (forse) se voi mandate in malora la storia, il futuro, le finanze e l’orgoglio di una fu squadra gloriosa, non muovete un ciglio.
Se persino il Bari non avrebbe fatto tal fine, cosi tante volte, se persino il Bari ha subito meno gol in casa di noi, volete rendervi conto che questo è un vostro fallimento? fate un piacere a voi stessi e a noi e guardatevi allo specchio. Se ancora conservate un briciolo d’orgoglio dimettetevi in massa. Si lo so’, è da tempo che lo diciamo, l’abbiam detto così tante volte che le parole hanno alle orecchie perduto il significato in ogni lingua esistente. Il tuono in questo deserto è lungi dal solcare le terre morte e giunger alle orecchie del castello, in mezzo due interminabili partite, 180 interminabili minuti di scellerata agonia fantascientifica.

venerdì 6 maggio 2011

SOURCE CODE - Duncan Jones

“Si accorse di trovarsi nel passato e guardandosi allo specchio vide una faccia che non era la sua…” Mente vuota e nuovo inizio, (anche per lo spettatore) come appena nato, un uomo impaurito, fuori luogo e fuori tempo, seduto su un treno fissa fuori dal finestrino, di fronte a lui una ragazza che lui non conosce ma che sembra conoscerlo bene e per tutto il film un’unica domanda: “cosa faresti se sapessi di star vivendo gli ultimi 8 minuti della tua vita?”. Fin dall’inizio gli amanti di Quantum Leap capiscono bene di cosa si tratta, ma stavolta non c’è il il dottor Samuel Beckett su quel treno ma il capitano Colter Stevens, novello viaggiatore del tempo con il cervello in pappa per il cocktail di neuroni che ha col suo organismo ospitante, ma con soli 8 minuti per  “modificare in meglio gli eventi” prima che tutto si resetti e lui ritorni nella sua capsula da cavia di laboratorio per programmare il nuovo inizio in stile giorno della marmotta.

Le citazioni sono chiare ed inequivocabili, il regista, quel Duncan Jones figlio di cotanto David (Bowie) Jones, torna alla fantascienza e dopo aver reso omaggio a 2001 odissea nello spazio col suo esordio alla regia (Moon) ora si cimenta in una sorta di personalissimo remake (a grandi linee) di Quantum Leap, “aggirando” il veto imposto dalla Universal che a tutt’oggi non ha ancora messo fuori una riproposizione del telefilm più premiato degli anni novanta. I fan di quest’ultimo apprezzeranno di sicuro lo sforzo arricchito dal cameo telefonico dello stesso Scott Bakula alla fine del film, chicca che come al solito noi poveri cinefili del Bel Paese ci perderemo per colpa del doppiaggio, come a dire: vi lasciamo il titolo originale ma vi priviamo della ciliegina sulla torta. E dire che in un intervista concessa al sito i 400 calci lo stesso regista aveva suggerito la soluzione più semplice al problema, cioè ingaggiare per quella parte il doppiatore di Bakula nel telefilm (Massimo Giuliani), appello, manco a dirlo, caduto nel vuoto. Peccato che sia proprio il grande Tonino Accolla (direttore del doppiaggio) a farci questo grande torto.

Proprio come il suo predecessore Moon, Source code è essenziale e diretto, condito dallo stesso interrogativo: fino a che punto si può strumentalizzare e sfruttare la vita e la morte di un uomo per salvare l’umanità? Il dottor Samuel Beckett non fece mai ritorno a casa e continua ancora oggi (nella sua realtà alternativa) a saltare di vita in vita per adempiere alla sua missione, qui invece al protagonista sarà chiesto addirittura di ripetere la sua missione fino a che non sarà riuscito a compierla e a morire più e più volte, proprio come in un videogame. Ecco un altro omaggio del regista, stavolta al mondo videoludico della Rockstar e a quel Grand Theft Auto amatissimo dai videogiocatori più o meno accaniti, che ha voluto inserire in quel salto dal treno per sua stessa ammissione, ottenendo una cinetica di caduta realistica che si ottiene solo in quel gioco e che non si era ancora visto in un film. Non è un caso, infine, la scelta del protagonista principale, proprio quel Jake Gyllenhaal già martire dei viaggi nel tempo in Donnie Darko 10 anni or sono.

Tale surplus di citazioni poteva risultare in qualche modo troppo ridondante (come in una sorta di “scary movie serio”) ma in realtà risulta ben riuscito. Un turismo “cito-gastronomico” che toccherà le corde degli amanti della fantascienza spazio-temporale ma senza esagerare, come chi nel web lo paragona a un Inception meglio riuscito… siamo seri! Non scomodiamo il capolavoro di Nolan.

MINI-SPOILER nero su nero: <<Pecca forse sia per il finale da “volemose bene”, simile al lieto fine (politicamente corretto) di Moon, che per la poca originalità>> (evidenziare per leggere)

voto 8-

martedì 3 maggio 2011

Lazio vs Juventus 0-1 – …e alla fine ci chiameranno romanisti

Qualcuno li in fondo alla fila, dopo lo scempio di ieri di Bari-Roma, già diceva: “domani scansamose!”, memore del biscottone lazial-interista dello scorso anno. Ad una Roma a cui manca ancora qualche rigore per andare in Champions (citando Pino Insegno), cosa significherebbe infatti non partecipare alla prossima competizione Europea sponsorizzata UNICREDIT? Una Roma che quest’anno tutto merita tranne che l’ingresso in Champions, neppure dalla finestra. Chiaro che le dietrologie si sprecano prima e dopo questa gara e calciopoli è ancora una volta passata in vano, così come noi siamo stati penalizzati in vano. Stavolta però restiamo invischiati in qualcosa che non ci riguarda anche se ci favorisce.
Ai laziali forse non va giù che la squadra più perforata nei minuti finali gli “scippa” 6 punti proprio in quel periodo fatidico. Chiaro che da’ fastidio, dopo tante partite in cui i direttori di gara si sono divertiti alle nostre spalle, sentirsi dire di aver preso quello che non ci spettava con quel rigore non fischiato a Chiellini su Floccari, ma così come io stasera ammetto di esser stato fortunato, qualcun altro dovrebbe avere la stessa onestà intellettuale e ammettere che non solo forse c’era un rigore anche su Melo (come lui stesso ammette il primo e reclama il secondo educatamente) ma che nelle scorse partite se ne fregato di notare il vento che soffiava anche contro di noi. Di fatto quindi non dobbiamo perder di vista il fatto che qualcun altro ne sta beneficiando copiosamente.
Ma dove uno juventino si deve incazzare e sulla prestazione ignobile offerta dai bianconeri. Quasi volessero strappare lo 0-0 con le unghie e con i denti, si sono definitivamente svestiti dei panni di una grande per vestire quelli di una provinciale. Chiaro che le motivazioni più grosse erano le loro ma tu devi quantomeno lottare per lo stesso obbiettivo sapendo che ti chiami Juve. Ma questi ormai sono discorsi che cadono nel nulla con questa squadra. Almeno le provinciali cercano sempre di metterci il cuore, a noi rimane pur sempre un fegato spappolato.