domenica 30 ottobre 2011

Serie A 10> Inter vs Juventus 1-2 – ottobre numero 29, per i cartonati è già la notte delle streghe… bianconere

E così gli abbiamo purgati ancora, “la madre di tutte le partite” l’abbiam fatta ancora una volta nostra per estrema goduria gobba. Inter-Juve prescinde sempre da qualsiasi classifica e da qualsiasi condizione di forma, di solito in partite come queste vince chi è sfavorito, l’abbiamo visto in questi anni bui, perchè e la rabbia che ti spinge a dar qualcosa in più. Stavolta invece partivamo noi favoriti, con loro che per tutta la settimana mettono in atto l’ormai collaudato pianto preventivo per ottenere aiutini, con un cantante, ormai entrato in perfetto stile Inter, che si lamenta per i cinque rigori subiti in nove giornate, ignorando totalmente su quale panchina sedeva nella stagione 2007/2008, anno in cui subimmo lo stesso numero di rigori contro nelle stesse giornate… non mi pare si sia lamentato così in quell’occasione.

In poche parole le premesse non erano poi così positive e l’inizio del match sembrava confermarlo. Un Inter arrembante pareva voler rifarsi proprio contro la nemica storica, tanto che dopo il gol di Vucinic e il pareggio di Maicon veniva da dire: ecco, nulla di fatto. Invece alla fine di tutto Il principino batte il principe, che per l’occasione del gol lo guarda gioire dalla panchina. Poco dopo il cantante lo guarda anche entrare in area solo e cadere travolto da Castellazzi. Quasi si agita in po', ed in quell’attimo di secondo il suo cervello già inizia ad elaborare i mugugni per il sesto rigore in 10 (9) turni, salvo poi accorgersi che dovremmo esser noi a piangere, sbobinando quell’ormai famoso: “nel dubbio favorisci chi è dietro”. Meno male che il dio del calcio stavolta non aveva un impegno. Alla fine i castiga cartonati son sempre loro Vucinic (così come quando era alla Roma) e Marchisio, e noi godiamo come pazzi nell’andar a prendere questi tre punti in quel di Milano, vedendo i loro volti abbattuti e la loro classifica lacunosa, nel giorno di ottobre numero 29, con nel cuore la pazza speranza che doppio miracolo accada.

Godiamoci allora quest’altra settimana da capolista solitaria, ma sia chiaro che l’appunto è sempre lo stesso, troppi, troppi, troppi gol mangiati, e sofferenza che sa di crudeltà verso i tifosi, anche se si sa di star tenendo bene in difesa. Sarà perchè ancora non ci fidiamo di quella difesa?

mercoledì 26 ottobre 2011

Serie A 9> Juventus vs Fiorentina 2-1 – Come dominare soffrendo

Quel primo tempo sciupone gridava vendetta. Una Fiorentina dominata e assediata ma tenuta distante soltanto di un gol, mentre già aleggiava sullo Juventus Stadium il fantasma di Sabato scorso, la X che sa di croce. “l'icstoplasma”. Tanto più che le premesse sembravano tutte a favore del presagio, con loro che venivano da un pareggio simile al nostro, con un allenatore sulla graticola già ribattezzato MihajloviX, noi che dominiamo il primo tempo ma sprechiamo l’impossibile nella sagra del liscio e del mangio, loro che con il cambio di modulo sembravano aver trovato nel nuovo entrato Gilardino la chiave di volta, quasi che lo stadio pendesse verso la sud. Ecco perchè col nuovo vantaggio quasi si fatica ad esultare. Scottato dal Genoa Conte ha paura, tanto da rinunciare al suo credo offensivo per poter portare a casa una vittoria, qualunque essa sia. La Juve si rintana in difesa ed il resto è solo sofferenza, fino al 94’, quando quell’ultimo attacco di Gilardino nella nostra area ha fatto saltare tutte le coronarie bianconere. Per nostra fortuna, però le cose a volte vanno in maniera diversa e Gilardino cicca la conclusione.

Storia di come conquistare 3 punti sofferti facendo 14 tiri in porta contro 1. Chiaro che con questa canzone non si va molto lontano, il bel gioco deve sfociare in occasioni da rete finalizzate con più cattiveria, eccettuata la prima col Parma infatti, le nostre vittorie sono sempre state tirate per il collo anche se le si era ampiamente meritate. Speriamo di raffinarci un po' perchè è facile cadere in depressione da inconcludenza. Quel che di positivo si po’ dunque trarre rispetto allo scorso anno è il gioco, il possesso palla, il pressing asfissiante e le palle rubate sono tutt’altra cosa rispetto al subire l’avversario ogni partita, e se un piccolo sollievo morale si può trovare in queste sofferenze è il fatto che almeno usciamo a testa alta da qualsiasi risultato. Anche se la squadra sembra non sia ancora pronta per il Conte pensiero.

Matri è sempre più decisivo ma Vucinic e sempre più spaesato, la partita iniziava con una sola differenza rispetto a sabato scorso, Vidal, differenza che tutto sommato si è sentita in positivo. Bonucci si riguadagna in parte il perdono con quel gol, mentre molti di noi pensano al vero caso della settimana, Krasic in tribuna è in via di allontanamento o ritroverà la strada perduta? Ed Elia, avrà una chance? Quagliarella? Lo vedremo finalmente in campo? Nemmeno il tempo di porcele queste domande che già la “madre di tutte le partite” (per usare un termine caro a qualcuno) già si appresta all’orizzonte.

domenica 23 ottobre 2011

Serie A 8> Juventus vs Genoa 2-2 – Gli X-Men dicono addio alla vetta

Una settimana fa avevo lanciato l’allarme pareggite, oggi, dopo l’ennesimo pareggio, penso che la vetta sia definitivamente sfumata. Perchè chi aspira a tanto non può perdere tutti questi punti, perchè il cammino prossimo venturo è costellato di match durissimi (Fiorentina, inter, Napoli, Palermo e Lazio) e perchè non abbiamo ancora assaggiato l’amaro della prima sconfitta. Anche se non credo che questa squadra possa ancora ambire a tale obbiettivo, avrei voluto vederla prima in solitaria, anche solo per un turno. Non è stato così e a mio parere non lo sarà più, anche se spero con tutto il cuore di sbagliarmi. Vedere quell’immenso gruppone da un lato accresce questo rimorso e da un altro ti da la coscienza che al prossimo passo falso ci ritroveremo nel baratro. Pensare che le milanesi erano così in basso, anche se tutto ancora era in divenire, un po' disturba.

Purtroppo anche quest’anno non potremo prescindere dai guai di un mercato “strabico” che ha puntato gli occhi solo sull’attacco e il centrocampo, ignorando il vero cruccio di questa squadra. Mi perdoni Marotta se con questa analogia sono stato poco politicamente corretto nei suoi confronti, ma lo si è visto ieri. Due uomini ieri ci hanno affossato e tanto per cambiare quei due uomini rispondono ai nomi di Chiellini e Bonucci, e mentre in attacco tutto si sarebbe potuto risolvere con una tirata d’orecchie a Vucinic, per la sua opaca prestazione, grazie all’exploit di Matri, in difesa il solito colapasta ci zavorra e non ci fa volare (come titolava oggi il corriere). Non esente da colpe persino Storari, che avrebbe dovuto non farci rimpiangere le uscite di Buffon (in campo e fuori) e così capita che prendi gol proprio da uno come Caracciolo che di solito ne mangia una tavolata intera.

Qui ora non si tratta di lavorare alla Gazzetta, dove gufi lo sono di professione, so che non l’abbiamo persa la partita, ma come ha detto anche Conte sarebbe stato meglio perderne una in più se si fosse vinta almeno una di quelle pareggiate. Si tratta cioè solo di constatare i fatti e di pretendere risultati invece di illudersi ancora per un altro anno. Poiché se non siamo da scudetto vorremmo almeno lottare per la Champions… chiediamo troppo?

venerdì 21 ottobre 2011

THIS MUST BE THE PLACE – Paolo Sorrentino

Quando capita che ci sia molto da dire o ci si blocca o non si sa da che iniziare. Dalla fotografia? Dalla colonna sonora? Dalla sceneggiatura? Innanzitutto mi aspettavo di peggio, ero un po' scettico sul fatto che il binomio rockstar anni 80-Sean Penn potesse funzionare davvero, invece vedendolo ho capito come lo stesso Penn possa essere stato folgorato da Sorrentino...
…"qui nessuno lavora più, tutti fanno qualcosa di artistico…", dice Cheyenne in un bar al tatuatore tatuato. Lui invece sta cercando di fare il percorso inverso, un'involuzione basata sulla sostanza, che lo porti ad uscire dal guscio di una vita ibernata all'infanzia.

Lui, vecchia Rockstar ormai ritirata e fuori moda, per far questo dovrà affrontare il passato e porsi domande che non ha mai voluto farsi. Ed  proprio come una statua di ghiaccio che si muove per il mondo, col cuore freddo nel tentativo di capire cosa sia quella cosa che "lo disturba", quel raggio caldo che timidamente tenta di aprire una breccia e che nel farlo “smuove” e fa male, come usare di nuovo un muscolo rimasto fermo da molto tempo.

Truccarsi il volto serve allora sia per coprire il pallore di una figura cadaverica che per nascondere l'età, e con lei tener lontana la morte... Già, proprio quella morte che tanto ha evocato in vita, forse per anestetizzarsi nell’attesa di essa o credere di averla già superata, perchè in realtà ne ha una paura fottuta.
Da quest'analisi si può dunque capire a ritroso cosa creò quel movimento dark che vide tra i suoi maggiori esponenti Robert Smith dei Cure, da cui totale ispirazione trae il personaggio del film persino nello pseudonimo che usa nel suo viaggio. E’ dunque un film che tocca le corde del sensibile questo This Must Be The Place, con una splendida fotografia e un grandangolo straordinario, oltre a una colonna sonora magnifica che offre il cameo di David Byrne dei Talking Heads. Un film musicale dunque (non un musical) che del viaggio (spirituale e sonoro) ne fa una ragione di sceneggiatura. Ogni dialogo sembra studiato per accordarsi a tale arte, con frasi che ben descrivono la poesia di questa vita. Un film catalogato come drammatico ma che non si piange addosso, come han fatto altre collaborazioni Italia-Usa (vedi Muccino), con un’ironia sottile e pungente come la strana risata del protagonista.

Sorrentino testimonia ancora una volta che c’è del talento in questa terra, anche se questo talento il più delle volte è costretto ad emigrare e a sposarsi con il cinema americano per poter essere apprezzato e notato.

domenica 16 ottobre 2011

Serie A 7> Chievo Verona vs Juventus 0-0 – Vertigini da alta classifica

L’intera serie A soffre di vertigini, nessuno vuol restare solo in vetta, e dopo la sconfitta del Napoli di ieri non siamo da meno noi e l’Udinese, l’unica che ci guadagna e il Milan che quatto quatto si avvicina. Il risultato è un polpettone, tutti nel gruppo con nessuno che tira la volata, sintetizzato ottimamente da una domenica in cui si sono segnati solo due gol e tutti nella stessa partita e dalla stessa squadra (il Bologna, fino ad ora ultimissimo a 1 punto)

Dopo sei partite ancora nessuna sconfitta, ma già tanti pareggi. Quando si inizierà a far sul serio e i gufi della rosea cominceranno ad avere ragione, circa durezza dell’inverno, rimpiangeremo i punti lasciati per strada. Sempre la stessa musica, quella del “poteva essere e non lo è stato”, con noi insieme agli altri mentre potevamo approfittare del fatto di chiamarci Juventus per staccarli, proprio ora che la serie A si è livellata. D'altronde la strada è ancora lunga, e la nostra parte del cervello non legata ai sogni ma alla razionalità deve rimanere in allerta.

Partiamo con la stessa formazione anti-Milan, ma forse non ricordiamo di averla spuntata sul Diavolo con due gol fortunosi di Marchisio (un centrocampista) e che le punte erano state inconcludenti. Scarso peso offensivo che si è visto anche oggi, sia con Vucinic solo in avanti che con Del Piero (non in giornata eccettuata quel palo su cross di Pepe). A differenza dello scorso anno, quando subivamo sempre l’avversario, quest’anno il gioco complessivamente si vede. Ottimo il pressing che ci porta a rubare molti palloni e a far sentire il nostro fiato sul collo dell’avversario, ma ci vuole più cattiveria sotto porta. Un po' meglio la difesa (speriamo bene) che ci consente di subire molto meno.

Il più grande rimpianto rimane Krasic, ormai con la dieghite acuta, pensando a come in molti l’avevano già eletto il nuovo Nedved, e non solo per la sua somiglianza fisica, mentre si registra la prima sgroppata di Estigarribia (senza voto), finora sconosciuto agli juventini della domenica e usato dai più esperti per darsi un tono sui primi: “Perchè non convoca mai Estigarribia?” – “Estigachi?”

martedì 4 ottobre 2011

DRIVE - Nicolas Winding Refn

Ci sono film che promettono tanto (effetti speciali, trama originale, colpi di scena) e mantengono ben poco ed altri che invece, pur non risultano originalissimi e presentando una trama già sentita, riescono a catturare lo spettatore. Drive appartiene alla seconda categoria: se infatti da una parte tutto sembra quasi già visto, è il come il film lo racconta che rende il tutto interessante.

Lo stile visivo (i titoli di testa e di coda soprattutto) fa molto anni '80. Le musiche davvero azzeccate accrescono ulteriormente questa sua caratteristica, tanto che a tratti, nei momenti più romantici, sembra di essere in un teen movie di quegli anni, salvo poi (ed è questa la cosa migliore del film) ritrovarsi all'improvviso in un'esplosione di violenza splatter e inaspettata, proprio come in quella scena che si potrebbe intitolare "dammi un bacio prima di pestarlo a morte".

E proprio in questo contrasto tra dolcezza e violenza che il film sfodera la sua arma migliore, dove anche i piccoli barlumi di speranza vengono spazzati via dalla violenza e dalla vendetta.

Drive è quindi un noir metropolitano, spesso molto dark e cupo, con molti sguardi e poche parole, con spunti di regia davvero ottimi (e a Cannes se ne sono accorti) e con una fotografia meravigliosa.

Tutto questo contribuisce a renderlo un film da vedere, anche se all'inizio ci sembrerà quasi un remake aggiornato del bellissimo Driver di Walter Hill. Quasi sempre l'atmosfera e lo stile servono molto di più dell'originalità e degli effetti speciali.

lunedì 3 ottobre 2011

Serie A 6> Juventus vs Milan 2-0 – e stasera la vetta e “solo” bianconera

Tanto tuonò che piovve, e benedetta acqua se per tutta la partita si pensava finisse come col Bologna, col bicchiere un terzo pieno e una nuova diagnosi: pareggite acuta. Alla fine invece ne usciamo vincenti oltre che convincenti, con l’esclusiva sulla sorte, che ci toglie gol già fatti e ci da zampata fortunata di Marchisio e papera di Abbiati. tra le mura dello Juventus Stadium il diavolo sembrava in chiesa, annichilito e schiacciato mostrava stanco la lingua.

Meno male bisogna dire, mancavano soltanto tre minuti e sembrava che il Milan l’avesse sfangata. Barricato in difesa per tutta la partita non impegna mai Buffon, ma sghignazzante si stava avviando a conquistare il suo punto dorato, mentre tutta quella scarsa cattiveria in attacco era un film già visto. Prima Vucinic, poi Vidal, poi lo stesso Marchisio erano già sulla graticola, e in verità il risultato non cancella i loro errori sotto porta. Stavolta invece il finale è stato diverso e ne possiamo ben gioire, guardando le milanesi così in basso, coi cartonati arrabbiati e sbraitanti per gli errori arbitrali pro Napoli, rimanendo in vetta almeno per 15 giorni assieme ad un’altra bianconera, l’Udinese.

E d’obbligo continuare a ricordare, così come ben stanno facendo i ragazzi, che la strada è lunga e chi si loda si imbroda. L’abbiamo visto lo scorso anno, le abbiam date alle grandi e le abbiam prese dalle piccole anche perchè ci siam ubriacati di vittorie nei big match. Oltre a pensare alla nostra massiccia prova ricordiamoci quindi che il Milan è stato poca cosa anche per suoi demeriti (demeriti evidenziati anche dalla loro posizione in classifica) e che alla prossima andiamo fuori casa da quel castigamatti di un Chievo. Riusciremo a far nostre anche queste gare fuori dallo sfarzo dei riflettori?
Intanto però stasera la vetta è solo bianconera.