giovedì 31 gennaio 2013

FIVE FINGERS (2006) - di Laurence Malkin [recuperafilm]

Per la rubrica Il recuperafilm vi propongo le mie impressioni su un film del 2006 Five Fingers - Gioco mortale di Laurence Malkin ovvero, dobbiamo mettere sempre il titolino italiano in più, altrimenti uno non sa che cavolo significa Five fingers o non lo sa pronunciare, che noi siamo italiani mica ammerigani.

Ci sono film non certo sensazionali ma che quello che fanno lo fanno bene e alla fine ti lasciano con quel retrogusto apperò. Five fingers è un film apperò: pochi attori, pochi mezzi (girato quasi tutto in interni), trama interessante ma non originalissima eppure...

C'è il belloccio della situazione con una bella ragazza, che deve andare in un posto rischioso per fini umanitari, la saluta come se fosse l'ultima volta che la vede mentre si incontra con il collega che lo dovrà accompagnare sul posto. Lì viene rapito e di fatto comincia il film. Insomma Un inizio niente di che, in una trama niente di che, con attori niente di che.

Il rapitore però è Laurence Fishburne e allora pensi apperò, c'è un attore decente e bravo e mentre continui a pensarlo il film scorre via come un duello tra l'anonimo belloccio e Fishburne (che non vuole soldi ma altro), un duello dove sorprendentemente con i dialoghi si costruisce una discreta tensione. Il biondino vacilla e perde pezzi (letteralmente) mentre Morpheus non si capisce cosa cavolo voglia da lui, continuando a torturarlo.

Poi quando la tensione comincia a diminuire e il film potrebbe cominciare a stancare ecco che c'è un discreto colpo di scena che conclude il film, un colpo di scena apperò, quei colpi di scena non sorprendentissimi e nemmeno telefonatissimi, che quando arrivano dici "beh, non è poi così spiazzante ma mi piace che il film sia finito così". Certo il modo con il quale si arriva alla conclusione del film non è che ti sconfinfera tanto (non copiare) però la conclusione mi è piaciuta.

Il film insomma porta a casa la pagnotta, forse lo fa in maniera non troppo onesta ma riesce a fare abbastanza bene quello che fa pur potendo aspirare a molto di più.
5 dita? Ma no dai, facciamo almeno 7.

Voto 7,5

martedì 29 gennaio 2013

Coppa Italia semifinale R> Lazio vs Juventus 2-1–Tabù Cup

Ci sono maledizioni più vecchie della terra stessa, quelle che si ripropongono ciclicamente negli stessi luoghi e negli stessi periodi. I nostri luoghi no sono Roma, la Lazio e la Coppa Italia, il periodo è Gennaio, un cocktail davvero esplosivo. Tra andata e ritorno la Lazio ha fatto 3 tiri in porta e ne ha messi dentro tre, noi invece collezioniamo una serie innumerevole di palle gol sprecate, cosa che il calcio non digerisce. Il calcio infatti non è la boxe, non vince il migliore, puoi giocare bene quando vuoi ma se non la metti dentro non conta nulla. Questo Marotta l’ha capito bene, per questo forse che ha preso Anelka, perché credeva di essere al Madison Square Garden.

Il momento non è dei migliori, pieni di infortunati, appannati e poco lucidi e come capita in queste occasioni aiutati che Dio ti aiuta diviene ostacolati che l diavolo ti ostacola, anche sotto il profilo arbitrale. Mauri aveva parlato di pericolo condizionamento e l’arbitro Banti gli ha dato subito ascolto, negandoci altri due rigori che vanno ad aggiungersi alla somma di quelli inutili per gli altri, ma che a parti inverse sarebbero stati grandi come macigni.

Ma alla fine il calcio è questo e continuare a non vedere che c’è un grosso problema lì davanti è solo deleterio per il nostro futuro. La miopia di un uomo che fino ad adesso ha potuto beneficiare per inerzia dello straordinario talento di Conte, che porta cucito quasi per intero lo scorso scudetto. Un altro mercato è finito è lui non lo ha ancora capito e noi parafrasando Nanni Moretti siamo li con le mani sul volto è diciamo: “continuiamoci a farci del male!”

lunedì 28 gennaio 2013

Castelvania Lords of Shadow–konami

Prendete God of war con la sua mole di splatterosità, diluitela un pochino ma aumentate l'atmosfera dark, imbevetelo in un po' di Dante's inferno, infine aggiungeteci un pizzico di Shadow of the colossus. Fatto? Che ne è venuto fuori? Un action maleodorante e tamarro? Allora fate una cosa, visto che ci stanno i vampiri e c'è un castello facciamo che lo chiamiamo Castelvania. Come? Adesso è mangiabile? Bene.
Castelvania lords of shadow è un gioco con le sue carte da giocare, ma che spesso preferisce sbirciare le carte dell'altro per cercare la vittoria, eppure ha ottime carte.
Innanzitutto si avvale di una grandissima atmosfera: laddove il Dante si muoveva tra muri monocromatici infiniti di defunti e Kratos staccava teste a mani nude ma in scenari "finti" o "troppo perfetti", qui invece abbiamo dei luoghi davvero affascinanti e soprattutto sempre vari nella loro darkitudine.
Altra carta vincente è il sistema di progressione del personaggio, non un mero copia incolla di altri titoli action, con una interessante gestione dei due tipi di magia a disposizione.
Terza carta a disposizione è una certa "profondità" della trama, niente di che (il genere di appartenenza non è che punti su quello), ma di certo un qualcosa di più di un "prendiamo a mazzolate questo qua dividendolo poi in due a mani nude perché sono incazzato" (God of war) o un "devo salvare Beatrice, chiunque mi si pari dinnanzi lo spiezzo in due" (Dante's inferno). C'è pure una certa impennata nel finale con un discreto colpo di scena che ti lascia con un "eh?", che altrimenti Kojima che ce lo abbiamo a fare?
Abbiamo un bel tris, che facciamo? Mah, vabbè dai, ce la possiamo fare, vediamo, che carte ha quello? L'eroe che comincia il suo viaggio perché deve ritrovare l'amata che è morta ma sta in un limbo? Ok, facciamo qualcosa di simile, tanto poi ci pensa Kojima.
Quell'altro invece cosa ha? I mostroni giganti da scalare prima di poterli ammazzare? Facciamo così, mettiamocene 2 o 3 che poi se sono di più si dice che è un plagio, non esageriamo.
Ecco, Castlevania lords of shadows è un buon gioco, un buon gioco con idee non scontate, affascinante, per essere uno dei miliardi di hack'n slash degli ultimi anni ha delle buone idee, che però già che c'è bara un pochino, così, per sicurezza.
Voto 8.

domenica 27 gennaio 2013

Serie A 23> Juventus vs Genoa 1-1–Fermati per Guida in stato di ebbrezza

Non me la sono sentita… diverrà la nuova Hit di questo carnevale. Gloria (a) Guida dunque che ha avuto il buon cuore di non infierire sul suo Napoli e gloria alla stampa, che quando vuole abbaia e quando no non ricama complotti neppure se glieli servono su un piatto d’argento. Fatto salvo questo voglio che si sappia che un conto è il risultato di una squadra stitica di gol, che prende gol subendo un solo tiro in porta a partita, un’altra è l’arbitraggio scarso di un arbitro che nega tre rigori a noi e uno a loro, un’altra ancora sono i retroscena di questo signore, che rilascia interviste per i periodici partenopei come un ultras qualunque e poi decide di non dare un rigore al 93’ nemmeno dopo che i suoi collaboratori glielo consigliano. Avrà temuto per la sua incolumità una volta rientrato a casa o lo ha fatto di proposito in un momento di debolezza? Fatto sta che se un complottista imparziale (magari estero) avesse voluto, sarebbe addirittura stato troppo facile per lui scrivere la sceneggiatura di un film. Invece la lente di ingrandimento dei media và sul piede che sfiora la palla. Ok continuiamo così allora, altro che pregiudizio, ma voglio rivedervi quando tra qualche giornata ci sarà l’inevitabile favorino a nostro vantaggio.

In pochi giorni si è passati da un Petkovic esemplare nelle interviste a uno che dice di aver meritato il pareggio in un match da noi dominato, fino a quello che è successo ieri, con tutte le interviste che vorrebbero farci passare dalla parte del torto, come quella del valiggettaro prezioso o del Belin Ballardin, detto anche 10-0-0, che appena ho saputo fosse venuto sulla panchina del Genoa non ho tardato a prevedere le sue barricate. 2+2 gli animi iniziano a surriscaldarsi come al solito a Gennaio e non si escludono sviluppi in tal senso.

Il campo invece parla sempre un linguaggio diverso e ci dice che, pur restando nell’area dell’avversario per tutto il tempo, non siamo buoni a segnare e che lo stipendio degli attaccanti quest’anno, come nello scorso, è quasi immeritato. Prendi Vucinic (uno su tutti) così svogliato e lezioso da pensare di star giocando sul divano alla Play. L’assenza di Chiellini e Asa si fa invece sempre più sentire, e De Ceglie riesce a ricordarcelo in ogni partita. Il Marmotta allora che fa? Pesca dal cilindro un polveroso Anelka, sfuggitoci in epoca d’oro e rispuntato ora per fare la riserva di Bendtner. L’avrà preso per ravvivare lo spogliatoio in visione della sua nota rissosità, che vi devo dire. Fatto sta che per un motivo o per l’altro questa squadra tende alla perfezione senza mai riuscire a raggiungerla. E pensare che basterebbe poco di più.
Gennaio sta finendo, staremo a vedere.

sabato 26 gennaio 2013

FLIGHT – Robert Zemeckis


Se un aereo pilotato da un alcolizzato cocainomane riuscisse ad atterrare in modo perfetto (nessuno ci sarebbe riuscito) nonostante le condizioni avverse di chi sarebbe il merito? Dio? Il Fato? L'abilità di un uomo, magari pessimo come persona ma bravissimo ed eroico come pilota? Può una persona essere un eroe e un criminale nello stesso momento? Queste ed altre domande si affolleranno nella testa dello spettatore, molte di queste insolute.

Flight è un film strano: strano perchè Zemeckis raramente si era avventurato su questi lidi (è un grande maestro del fantastico e della fantascienza ma non certo di film drammatici), strano perchè (per quanto si capisse già dal trailer) è molto diverso da come appare, strano perchè comunque la si veda in merito alle azioni del protagonista è difficile schierarsi apertamente. Ecco allora che uno dei punti forti della pellicola è proprio una sceneggiatura semplicissima ma tremendamente affascinante, piena di riflessioni sull'animo umano, sulle sue contraddizioni, sulla capacità di interpretare in modo diverso gli eventi che capitano nella vita.

Ad impreziosire il tutto (anzi è probabile che senza di lui il film avrebbe tutt'altro impatto) è ancora una volta un Denzel Washington strepitoso, già candidato all'oscar (che però non vincerà purtroppo, è già prenotato da altri), che riesce perfettamente a rendere credibile la lotta di un uomo contro i suoi demoni personali, che sta arrivando al limite. La grandezza della sua prova attoriale sta non solo nella recitazione e nell'immedesimazione col personaggio (anche corporea: appare, appesantito e sofferente nell'animo) ma anche nella capacità di rendesi tremendamente antipatico ma allo stesso tempo riuscire ad empatizzare con lui.

Flight quindi si diverte a spiazzare: un film "catastrofico" e drammatico ma allo stesso tempo divertente, che è anche un analisi sull'animo umano e un insolito Thriller legale.
Può non piacere (magari qualche forzatura eccessiva sulle tematiche religiose poteva essere evitata, o il finale un po' troppo classico) ma di sicuro non può lasciare indifferenti.

Voto 8

martedì 22 gennaio 2013

Coppa Italia semifinale A> Juventus vs Lazio 1-1 – il ritorno della SS Culazio

Quando giochi con la SS Culazio puoi fare ben poco quest'anno, l’avevamo già capito all’andata in campionato. Stasera stesso film stesso set, una squadra che pretende di lottare per lo scudetto, arriva a Torino col 4-5-1 e si pianta fisso in difesa senza fare un tiro in porta, contro una squadra in emergenza e fuori ruolo, che schiera Marchisio in attacco, Peluso a centrocampo e Marrone in difesa. Marchetti sempre più incommentabile le prende tutte, magari col Foggia ne prende 5, ma con noi le prende tutte, vabbè che ve lo dico a fare. Abbiate almeno la decenza di presentarvi alle interviste senza quella spocchia di chi avrebbe addirittura meritato il pareggio.

Fatemi e fateci il piacere voi di Raisport, sempre più scandalosi nelle vostre telecronache e interviste, mettendo la lente di ingrandimento, continuando a battere sul tasto del gol di Peluso e glissando vergognosamente sul rigore non concesso a Vucinic, se c’è qualcosa di non meritato questo è il canone rai.
Quanno ce vo ce vo! Direbbero i laziali a parte invertite, perché quando c’è da difendere una squadra che, seppur in emergenza, mette sotto le prime linea della Lazio si deve farlo con tutta la convinzione possibile. perchè in Italia rimane imperterrita questa convinzione che il risultato sia il giudice assoluto della prestazione di una squadra.

Chiaro che le premesse per il ritorno non sono delle migliori, visto che pare che quest’anno debba andare così, vorrà dire che godremo ancora di più quando anche gli arbitri si appanneranno contro di loro, visto che anche su questo senso gli sta andando bene.


domenica 20 gennaio 2013

Serie A 22> Juventus vs Udinese 4-0–Pogba terra aria… come Rufio di Hook

Ci avevano dati per spacciati, cotti, bolliti e persino noi l’avevamo fatto. Venivamo da due brutti match contro due medio piccole ed avevamo lasciato in campo cinque punti, di cui tre interi allo Stadium contro la Samp. La Lazio si era rifatta sotto, il Napoli, con l’occhiolino di una giustizia calcistica sempre più ridicola, anche, per molti giornalai eravamo morti, gli altri dietro dovevano solo lottare per fregarsi l’eredita… ma il campionato è lungo cari miei e voi avete fatto i conti senza l’oste. Il 4-0 di ieri può dir tutto e può non dir niente, ma una cosa resta sempre più evidente, non sarà facile buttarci giù, se non per mano nostra. Ogni nostra disgrazia è sempre giunta per colpa nostra, succede quando sei la più forte. Metti ieri, senza Pirlo, senza Marchisio, senza Asamoah e Chiellini, con Vidal e Vucinic a mezzo servizio, io stesso, lo ammetto, ho pensato non sarebbe stata facile. Invece lo è stata eccome.

Primo tempo dominato ma ancora tante occasioni fallite, capita allora che sullo 0-0 esprimi un desiderio a voce alta: “ci vorrebbe un tiro da fuori di Pogba”. Ed ecco che dalla lampada esce il genio coi capelli da punk che ne esaudisce addirittura due, uno più bello dell’altro. E’ tutta sua la scena di ieri, scardina, sfonda ed esulta, sembra Rufio di Hook. La dove la squadra rimane ferma sulle sue incertezze lui ci mette il siggillo. Svegliati Juve! Sembra dire, e lascia che anche Vucinic e Matri l’onore delle danze.

Questi siamo noi, questa è la nostra potenzialità, dobbiamo solo sperare che il momento si appannamento fisico passi in fretta, possibilmente per l’inizio della Champions e dobbiamo credere nei nostri mezzi. Ieri, sentendoci incalzati abbiamo non solo ribaltato gli umori, ma abbiamo addirittura dominato per 90’, tanto che persino il correttissimo Guidolin riconosce che non ce ne stata per la sua Udinese, il passivo sarebbe potuto essere anche più pesante. Obbiettivo quindi è da un lato per Pogba non esaltarsi troppo e continuare a crescere, dall’atro per gli altri è osare un po’ di più per divenire cinici prendendo esempio anche da lui, sapendo però quando è giusto fare una cosa e l’altra.

sabato 19 gennaio 2013

JACK REACHER - Christopher McQuarrie

Negli ultimi anni abbiamo assistito a una miriade di filmetti action tutti effetti speciali, sparatorie, montaggi da videoclip e epicità da stampino. Negli ultimi tempi però qualcuno ha pensato "Ma non erano più belli i vecchi film d'azione anni 80?". No, non sempre, ma alcune cose in effetti le rimpiangiamo.

Un film come Drive ad esempio è riuscito a creare atmosfere e musiche fortemente debitrici di quell'epoca, riuscendo ad avere una sua magia che lo ha fatto svettare sul resto dei film appartenenti suo genere.

Questo Jack Reacher è allo stesso modo debitore nei confronti degli anni 80' ma partendo da prospettive diverse. La trama non è semplice e ridotta all'osso, anzi a tratti è intrigante e interessante (magari promette più di quanto mantiene ma non è una grossa colpa), le atmosfere in fondo non sono poi così distanti da quelle di un qualsiasi film "moderno". E' la messa in scena invece a richiamare certe pellicole ormai lontane: Jack reacher è un eroe di una volta, uno che spesso uccide più con la battuta al vetriolo che con la pistola, uno che i duelli preferisce combatterli a mani nude anzichè con le armi, uno che sa sempre cosa dire al momento giusto, che non si capisce se si prende troppo sul serio o non si prende sul serio per nulla.

Tom Cruise se la cava bene nella parte del protagonista, il solito rassicurante Tom Cruise, magari è un po' avanti con l'età per interpretazioni di questo tipo e magari la stazza non è (come non è mai stata) quella da supereroe ma è sempre bravo a rendere il suo personaggio credibile. Quando ormai molti suoi colleghi cominciano a diventare patetici se non altro lui porta a casa la pagnotta più che decentemente.

Jack Reacher quindi è un film godibile per passare 2 ore di puro intrattenimento, neanche troppo "ignorante", per recuperare un modo di fare cinema che non c'è quasi più, un film fiero di andare a 80 all'ora quando tutti gli altri film attorno ormai vanno a 200 all'ora col rischio di finire fuoristrada.

Voto 7

venerdì 18 gennaio 2013

DJANGO UNCHAINED – Quentin Tarantino

Torna Tarantino e lo fa con un omaggio al cinema nostrano, ed in particolare allo Spaghetti Western, genere che ci ha dato tanta notorietà all’estero, con Leone e Morricone, accantonato poi come un vecchio poncho impolverato da una nazione che continua nella sua overdose di Fiction scadente o cinepanettoni. Il film è liberamente ispirato a Django di Sergio Corbucci (1966) con Franco Nero, ma si sviluppa su una sceneggiatura originale ricca delle caratteristiche che sono da anni il marchio distintivo del regista italoamericano.

E’ la storia di una lotta per la libertà, quella di Django (Jamie foxx) schiavo del sud liberato dal cacciatore di taglie tedesco King Schultz (Christoph Waltz), in cerca della moglie Brunhilda (Kerry Washington) comprata dal negriero Kalvin Candie (Leonardio Di Caprio) per la sua candie land, metafora razzista appunto della terra del candore bianco.

Django Unchained è un meraviglioso esercizio di stile ricco di citazioni e commistioni di generi, in grado ad esempio di inserire nella fantastica colonna sonora elementi antichi e moderni senza risultare fuori luogo. Gli omaggi si sprecano, come al solito, da Leone a Kubrick, dal cammeo di Franco Nero (a cui Django pretende di spiegare che nella pronuncia del nome la D è muta) a quello del regista stesso (come è ormai consuetudine), fino alla mitica sigla originale di Trinità, di Franco Micalizzi.

L’interpretazione dei personaggi è poi da incorniciare, da Di Caprio (sempre più snobbato dai pregiudizi dell’Accademy) a Samuel L. Jackson, da Jamie Foxx al sempre più fantastico Christoph Waltz.

E pensare che c’è gente (critici compresi) che va a vedere i film di Tarantino muovendogli sempre le stesse critiche, come se non ne avesse mai visto nessuno. A partire da chi lo giudica troppo violento, come Will Smith che ne ha rifiutato il ruolo di protagonista o Spike Lee che toppa alla grande considerandolo razzista senza nemmeno averlo visto (paradosso) quando invece è tutto il contrario. Come se la schiavitù non lo fosse stata e tutti i neri schiavizzati fossero stati trattati come quelli visti in Via Col Vento. Lo stesso Tarantino definisce la schiavitù in America alla stregua dell’olocausto (l’ha letta questa Spike?) e ne ridicolizza le credenze, come nella scena in cui impacciati membri del KKK, capeggiati da Don Jonson, disquisiscono sull’efficacia dei cappucci e della fattura dei suoi buchi. La violenza nei film di Tarantino è talmente grottesca da risultare persino esilarante, ma non per questo priva del significato che vuol trasmettere. Oppure le critiche che ho letto su Sorrisi&Canzoni, che lo definisce troppo prolisso, ma vogliamo scherzare? I dialoghi sono da sempre stati il sale delle sue sceneggiature, la componete fondamentale dei suoi film, il suo tratto distintivo, mai tanto funzionali in questo film.

Un film che, sia per durata che per tematiche, si avvicina più a Bastardi senza Gloria che alle opere precedenti più immediate e concentrate, forse non è al livello di questi (posso anche concedervelo) ma è da non perdere, non solo se si è ammiratori di Quentin Tarantino ma anche se si è amanti del Cinema con la C maiuscola.
E se proprio non vi piace “lo sapete di chi siete figli voi…”.

voto 8.5

domenica 13 gennaio 2013

Serie A 20> Parma vs Juventus 1-1–Stuck in a moment

Stuck in a moment, come direbbero gli U2, Gennaio è da sempre il nostro mese peggiore. Stanchi, appannati e sfortunati raccogliamo un punto in due partite e dietro si montano la testa. Non c’è nulla da fare in questo periodo che tener duro e recuperare il prima possibile.

Parma era un campo ostico allo stesso modo in cui la partita interna con la Sampdoria era agevole, alla fine avremmo anche potuto farla nostra se non avessimo sbagliato il controllo di quel pallone a centrocampo, che ha portato al pareggio di Sansone in contropiede. L’ho detto che c’è un problema attacco? Non fa mai male ripeterlo, anzi dovremmo diventare tedianti ogni volta che partite del genere in campi ostici imporrebbero vittorie di carattere con perle dei singoli. Ma Marotta continua a fare orecchie da mercante trincerandosi anche dietro l’alibi della crisi e di un mercato che non ha caso è chiamato “di riparazione”, poiché non offre altro che occasioni e pezzi di ricambio. Non siamo potuti andare oltre al gol fortunoso di Pirlo su punizione, deviato dalla barriera, perché tolto un Matri ti ritrovi un Quagliarella che sembra il primo con la maschera e un Vucinic (entrato nel finale) che dà in Coppa Italia e toglie in campionato, con Giovinco che ormai non si sa più quando difenderlo e quando attaccarlo. se ci metti anche qualche miracolo di Mirante la ricetta è bella e cucinata.

Questa è la fredda analisi, per quanto mi è possibile, della partita. Una partita che ha visto il Parma salvarsi con un solo tiro in porta, ma che suona campanelli d’allarme a iosa per la Juve che di sti periodi dovrà sperare anche in quel pizzico di fortuna in più che attualmente manca a noi e arride alla Lazio ad esempio, che vince con gol di mano e fuorigioco. Tant’è, è dobbiamo incassare e soffocare la frustrazione in qualche modo. Adda’ passa a nuttat.

venerdì 11 gennaio 2013

THE MASTER - Paul Thomas Anderson

Apologia di Scientology o ritratto imparziale sulla setta americana? Dal regista di Magnolia un film controverso, che ha diviso gli appassionati ma che ha anche fatto incetta di premi al festival del cinema di Venezia.

Grandiosa interpretazione di Joaquin Phoenix, nel film Freddie Quell, un nevrotico ex soldato della seconda guerra mondiale, iracondo alcolizzato e ossessionato dal sesso, che viene accolto come una sorta di cavia dal carismatico Lancaster Dodd (Philip Seymour Hoffman), una specie di medium parapsicologo, fondatore di un movimento che ha lo scopo di liberare le menti e guarirle dalla “gabbia che ci è stata impiantata” con la vita. Il loro diviene subito un rapporto di complicità speciale, velatamente gay (da parte di Dodd), che suscita la gelosia della famiglia del “santone”. Sembra che lo stesso Dodd basi la riuscita delle sue teorie sul cambiamento di Freddie.

La chiara ispirazione ad Hubbard, creatore del movimento, non è affatto celata, anche se la storia è quasi totalmente frutto della fantasia dello sceneggiatore. Tolto il succo della trama però, anche se i nomi e le vicissitudini cambiano, rimane la filosofia di base del culto, compreso il suo eterno scontro con l’ordine degli psicologi, considerati alla stregua di una setta atta a demolirli e demolirci. Anche se nel film infatti, si mettono in luce i lati oscuri del “santone”, alla fine rischia di apparire più un ritratto umano simile (ma con le dovutissime eccezioni e distingui) all’opera messa in piedi da Scorsese con L’ultima tentazione di Cristo. Il problema che si riscontra in questa rappresentazione non è infatti la natura fallace degli uomini che portano avanti una teoria di vita o di culto, ma il fatto che la teoria possa prescindere dagli uomini stessi che l’hanno concepita, restando in noi come un seme che germina e “arriva a destinazione”. Forse persino il fatto che il regista on si schiera finisce per alimentare opinioni discordanti.

Opera che non è piaciuta neppure a Scientology che l’ha addirittura boicottata, chiaramente perché vede nel suo fondatore un essere infallibile in terra e mal tollera le evidenti toppe dei suoi comportamenti nel film, persino circa la sua teoria di culto che appare più volte fallace nelle intenzioni decantate e scritte, che cerca in vano di guarire un uomo che avrebbe bisogno di un serio aiuto da uno psichiatra. Una teoria che come si vede fa acqua da tutte le parti e che a volte va addirittura contro la legge, proprio come Scientology.

Allora che film è The master? Sostanzialmente un buon film dall’andamento di romanzo che contiene un’ottima regia e fotografia. oltre alla bravura di caratterizzazione dei suoi attori e che da questo punto di vista merita il prezzo del biglietto oltre ai premi individuali di Venezia. Come qualcuno ha già detto The Master va “celebrato e punito in egual misura” per non buttar via il bimbo con l’acqua sporca…

voto 7-

giovedì 10 gennaio 2013

Coppa Italia, quarti> Juventus vs Milan 2-1 d.t.s.– Fino alla fine

Ancora tu. E Come l’anno scorso, Mirko Vucinic risolve uno Juve-Milan di Coppa Italia diventato alquanto al cardiopalmo, proprio come quello di un anno fa. E’ il destino di questa partita ormai, quella di far trepidare e stringere i braccioli della poltrona “fino alla fine”.

Il nostro momento non è dei migliori e lo si è visto sin da subito, bisogna dire però, a nostra scusante, che a differenza loro abbiamo schierato i panchinari. Le difficoltà più evidenti sono state nel faticare a uscire dalla difesa palla al piede, molti sono state le palle perse in tale fase, ma al di la di qualche occasione niente di che, se non fosse per un piccolo particolare, il gol. Primo tiro in porta e Milan in vantaggio. Parte la sceneggiatura e il film si complica, come finirà? per i più pessimisti, memori della Samp, la semifinale era bella che andata. Abbiamo però avuto il merito di pareggiare subito con Giovinco, che la mette dentro con una punizione che non è parsa poi tanto imprendibile, sarà che lui ha il merito, a differenza di Pirlo, di nascondersi dietro la barriera e divenire invisibile ad Amelia. Poco dopo occasione in fotocopia, stavolta Amelia ci arriva e pensi che stavolta la formica… macché! Ancora una volta una compilation di gol mangiati da mettersi le mani nei capelli, dalla quale non si tirano fuori i suoi compagni di squadra. I novanta minuti vanno via e sono di nuovo supplementari, ma meno male che c’è lui, ancora lui, Mirko il castiga Milan.

Se non è stato infarto questa sera doppiamo ringraziare Storari, che dopo una partita infinita la caccia via dalla porta intorno al 120’. Alla fine sembrava durasse un secolo questo quarto di finale, e più proseguiva più sembravamo perdere lucidità mostrando il fianco allo spettro infortuni. Prima della partita Conte aveva detto di non voler rischiare Vucinic se non ci fosse stato davvero bisogno, gli è andata davvero bene, ci ha visto lungo alla luce del risultato. Rituffiamoci dunque nel campionato proseguendo in Coppa, con la coscienza di aver un periodo fisicamente ostico, che ci impegnerà appunto fino alla fine.

domenica 6 gennaio 2013

Serie A 19> Juventus vs Sampdoria 1-2–Panettoni e Papere

Sembrava la Befana invece era una strega. Qualcuno la chiama la maledizione della partita post-natalizia, in realtà nient’altro è che l’indigestione del panettone post festivo. Fermarsi tanto a lungo è sempre stato controproducente per le grandi, ma nessuno è mai fregato nulla, è una di quelle cose che si da già per scontato, come quella che fra un po’ ci vedrà giocare su campi resi impraticabili dal freddo e la neve.

Vabbè! Vogliamo dare un po' di colpe a questa squadra? Si dice che se perdi è anche merito dell’avversario, si, ma molte volte è demerito tuo. Demerito tuo se dopo l’1-0 non la chiudi, neppure dopo essere rimasto in superiorità numerica, demerito tuo se continui a mangiare gol e subisci gol su papera del portiere. Demerito tuo se in vantaggio e superiorità numerica subisci il contropiede dalla Sampdoria, non proprio un fulmine di guerra quest’anno, roda da Zeman!

Troppi sono stati i leziosismi del primo tempo, sintomo di chi crede di poter vincere facile, troppa la foga nel secondo dopo il pareggio subito, manco fossimo già sotto 2-1 e nei minuti di recupero. Partite del genere sono un regalo all’avversario più che un merito di quest’ultimo, perché la Samp non ha fatto nient’altro che difendersi ed accettare il regalo di quei due o tre contropiede a difesa sguarnita. Troppi i cross inconcludenti e i passaggi intercettati dall’avversario. Troppo spompati al fine erano i nostri, usciti sconfitti e con le ossa rotte da una partita che la Samp aveva subito messo sul piano più materialmente agonistico.

Se sembro poco sportivo nel non voler riconoscere i meriti dei blucerchiati, mi spiace e non me ne può fregar di meno allo stesso tempo, abbiamo sempre detto che il primo nostro avversario siamo noi stessi e questa partita ci ha fatto ricordare la cosa in modo pratico. Se molli gli altri non ti aspettano.

Oggi in molti si fasceranno la testa, invocando presagi di sventura, altri invece lo spereranno e si parlerà di Lazio nuova antijuve, citando passato e cabala, ma al di là del rischio immediato bisogna guardare avanti con lucidità, credete che davvero che la squadra che è venuta a Torino a difendersi in 11 possa vincere lo scudetto, più si Inter o altre? Mah!

L’unico allarme sarà costituito dal fatto che c’è subito il Milan in Coppa Italia, in partita secca, e poi la trasferta di Parma. Ecco, ora è il momento per rialzarti Juve e non farci gridare all’allarme.