mercoledì 15 novembre 2017

I 5 motivi per cui l'Italia non è andata ai mondiali



Se ne sono dette tante, a caldo molti hanno straparlato, delirato, c'è perfino chi è arrivato a dire che la colpa per la mancata qualificazione dell'Italia al mondiale è da attribuire ad Allegri (si, sembra impossibile ma qualcuno lo ha detto davvero). A freddo si possono tentare di fare delle analisi un po' più sensate che comprendano vari fattori. Ecco quelli che sono per noi i 5 motivi per cui si è arrivati a quella che può essere definita una vera apocalisse per il movimento calcistico italiano.

 

1) Ci si è cullati sugli allori

Nel 2006 (solo 11 anni fa, sembra un eternità) abbiamo vinto il mondiale. La reazione? Giubilo, trenini, pullman scoperti, feste in piazza, Circo Massimo, nani, ballerine...Ma poi? Passata l'euforia qualcuno deve essersi chiesto "e adesso che si fa?" Che si fa? Nulla, siamo i più forti no? E così mentre una Juve ridotta in macerie provava a rialzarsi il resto dell'Italia pallonara si cullava sugli allori sicura che finalmente il calcio italiano era risorto e che tutti i problemi erano risolti. Invece mentre la Juve faticosamente si rialzava le altre e le istituzioni calcistiche, che partivano da una base importante, sceglievano di cullarsi sugli allori: zero investimenti sui giovani, zero investimenti sulle strutture, squadre costruite con giocatori fortissimi ma senza futuro data la carta d'identità. Il risultato? Nel 2010 una squadra Italiana vinceva la champions con una formazione titolare senza un italiano che fosse uno e nello stesso anno l'Italia (costretta a far giocare giocatorini di squadre in crisi o minori, tanto siamo forti lo stesso, siamo campioni del mondo) veniva sbattuta fuori ai mondiali in un girone composto da Paraguay, Slovacchia e Nuova Zelanda. Che sarà mai, solo un incidente di percorso, e infatti nel 2014 si replica, stavolta la corazzata che ci sbatte fuori ai gironi si chiama Costa Rica. Non poteva che andare sempre peggio e infatti...

 

 2) Allenatore inadeguato

La situazione era critica ma un barlume di speranza inattesa l'aveva portata Antonio Conte. Una squadra simile a questa 2 anni fa andava in Francia e batteva Spagna, Belgio, Svezia (facile all'epoca, ad oggi mi sa mica tanto) e costringeva ai rigori i campioni del mondo. Vista la rosa e le basi di partenza un vero e proprio miracolo. Molti si disperarono (col senno di poi avranno realizzato che quei quarti di finale furono una spendida eccezione e non un risultato pessimo) molti altri già intravedevano la rinascita della "fenice italica". Purtroppo però Conte è un allenatore umorale, che ti può abbandonare dall'oggi al domani (fece così già quando allenava la Juve) e tu un piano b lo devi sempre avere. Ovviamente non ce lo avevano. Tavecchio e company si saranno guardati in faccia impauriti:

- E ora chi chiamiamo? 
- Ho letto sui giornali che Ventura fa un modulo e un gioco simile a Conte, perchè non chiamare lui?
- Ma ha quasi 70 anni, nella sua carriera il massimo che ha allenato è il Torino
- Si, ma mettiamogli un guru di fianco che gli faccia da badante, che ne dite di Lippi?
- Perfetto
- Lippi non può venire per problemi burocratici, si cambia idea?
- Assolutamente no, chi se ne frega, Ventura mandiamolo all'avventura


Inutile dire che la traversata di Ventura si è rivelata un totale disastro. Moduli e giocatori cambiati ad ogni partita, calciatori schierati fuori ruolo, oriundi che si fanno debuttare nella partita più importante degli ultimi 60 anni (provarli prima no?), giovani interessanti del tutto snobbati (Caldara), zero idee di gioco...Non ha funzionato nulla, nulla, e non poteva essere altrimenti: una specie di "clone" (ma quando mai?) anziano di Conte senza attributi e senza badante cosa poteva portarti?

 

 3) Zero talenti

"Colpa degli stranieri" è la frase più gettonata. Ma all'estero gli stranieri non ce li hanno? La Germania ha costruito le sue vittorie con le naturalizzazioni (la Francia manco la citiamo). La realtà invece è che in Italia non nascono più veri talenti e neanche ci si prova a farli nascere (che va bene, non è che puoi fabbricarli in provetta ma almeno tentare non costa nulla). Se la generazione nata nei '70 ci ha portato autentici fenomeni ed icone del calcio italico (Buffon, Pirlo, Cannavaro, Del Piero, Inzaghi, Totti, Barone...no lui no, comecazzhafatto Barone a vincere i mondiali? Boh), quella degli anni '80 non è stata altrettanto fortunata pur sfornando buoni giocatori (Bonucci, Chiellini, De Rossi). Gli anni '90? Ad oggi un disastro. Hai voglia a dire che Belotti vale 100 milioni, o che Insigne è il nuovo Messi, o che Immobile è il nuovo Luca Toni o che Bernardeschi basta che giochi di più ed è il nuovo Ronaldo. Se te lo dici da solo ci fai ben poco. In realtà si parla di buoni giocatori, giocatori che nel mercato attuale drogato dai prezzi arrivi pure a pagare 40/50 milioni (i 100 di Belotti manco nei sogni più sfrenati di Cairo) ma che ne valgono forse la metà. I Del Piero, i Totti giocavano nelle loro squadre già a 21/22 anni ed erano già delle star, Buffon a 20 anni era già un pilastro, ora abbiamo i Berardi che si perdono nei meandri della provincia, i Gagliardini che arrivati in una big si nascondono, i Bernardeschi che faticano a trovare spazio...Ad oggi insomma il futuro appare tutt'altro che roseo.



 4) Immobilismo

Si dice che la colpa di questo disastro sia delle big perchè non fanno giocare i giovani. Vero, in piccola parte però. In realtà le istituzioni non riescono ad apportare nuove riforme perchè osteggiati soprattutto delle piccole squadre:

- Vogliamo fare il campionato a 18 squadre per dare più pepe e imprevedibilità al campionato?
- No, poi, come faccio a salvarmi? Già così ho difficoltà
- Vogliamo fare le squadre b per incentivare la scoperta di nuovi talenti?
- No, poi io devo giocare pure in serie b con Juve-Milan-Inter che mi tolgono spazio? No.


Ed ecco quindi che gli uomini delle istituzioni (già inadeguate di loro) per paura di non mantenere il loro comodo posto in poltrona cercano di accontentare un po' tutti e di mantenere uno status quo che ha impoverito il calcio italiano. Le nuove idee vengono subito scartate, i progetti non si vedono, ma nel frattempo si pensa alla grande "innovazione" del VAR. I soliti italiani insomma: si pensa a come eliminare le polemiche, alle scaramucce, agli arbitri, nel frattempo laddove si dovrebbe intervenire davvero si dorme.



5) Istituzioni calcistiche "vecchie" e incapaci di rinnovarsi

Di Tavecchio si è parlato tanto: delle sue gaffes, delle sue frasi sconvenienti, delle sue squalifiche, cacciarlo magari? No, perchè Tavecchio come detto sopra mantiene lo status quo e aiuta squadre in difficoltà a vivacchiare. Se quindi in passato qualcuno ha provato a cambiare le cose (Juventus e Roma) ora ci ha perfino rinunciato del tutto. Restiamo insomma ancora legati a certe figure del nostro calcio che sanno di vecchio, che guardano al calcio con concetti ormai sorpassati, che non vogliono o non possono cambiare le cose.
Servono insomma le cannonate per smuovere certi ambiti? Evidentemente si, e forse neanche quelle (vedremo se la cannonata di lunedì servirà)

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