giovedì 25 gennaio 2018

PREY - Arkane Studios (2017) - Guardo il mondo da un oblò

Ci sono giochi che hanno letteralmente monopolizzato le classifiche (di vendita, di critica e di premi) del 2017 e poi ci sono altri che invece sono stati del tutto snobbati, giochi della stessa qualità che hai visto citati solo in fondo in qualche classifica di videogiocatori stagionati, controcorrente, di fan della fantascienza incalliti...Una bella nicchia ma comunque una nicchia. Il gioco in questione è Prey, un piccolo gioiellino che riprende quando lasciato da giochi come Half Life e Deus Ex e lo aggiorna ai tempi che stiamo vivendo. Non si capisce perchè una perla di questo tipo sia stata del tutto ignorata, o meglio lo si comprende ma tutto ciò mette tristezza.
E' vero, nel 2017 sono usciti "i ggggiochi più meglio di sempre": un'annata nella quale ti esce l'ennesimo Resident Evil e non è una ciofeca, i nuovi Zelda e Mario (straglorificati e stravenduti), il secondo capitolo di Evil Within (che raccoglie l'eredità dei vecchi Resident Evil e esce lo stesso anno di Resident Evil), Nioh, Wolfenstein 2, Persona 5, Horizon, GTA 6...ah no, quello no, quello lo vedremo forse tra 20 anni che in Rockstar sono ancora troppo impegnati a rilasciare pacchetti per i bimbiminkia dedicati all'online di GTA V.
Insomma nel 2017 sono usciti tantissimi nuovi capitoli di saghe famosissime e già questi hanno faticato a svettare nel mucchio, figuriamoci una nuova ip (non è un caso che per evitare questo problema gli sviluppatori abbiano scelto di affibiargli lo stesso nome e dargli dei tratti in comune con quel Prey uscito più di 10 anni fa, come a farlo sembrare un remake, non è servito a nulla).


La ragione però per la quale Prey non è arrivato alle masse (gran parte di quei pochi che lo hanno giocato lo hanno adorato o quantomeno ne hanno riconosciuti i meriti) è probabilmente il suo essere un gioco "complesso". No, non si parla di difficoltà (che pure è più elevata rispetto a giochi affini) ma di approccio che richiede al giocatore. Parliamo di un gioco in prima persona ambientato nello spazio (in un futuro dallo stile Art Decò) dove si combattono gli alieni potenziandosi. Detta così la prima cosa alla quale pensate è ovviamente "ma è Bioshock che fa l'amore con Alien". Eh, quello ho pensato io e da grande fan e orfano della saga di Bioshock l'ho recuperato (credendo di trovarmi proprio davanti ad un clone). Prey però di Bioshock ha solo l'incipit, alcune svolte della trama e le sensazioni (goduriose) che riesce a generare...ma gameplay e genere di appartenenza non potrebbero essere più diversi. Parliamo infatti di un immersive sim, che così come i vari Deus Ex nasconde sotto la scorza (si, proprio scorza, le parti action sono le più legnose e meno riucite del gioco) da FPS un'anima da avventura Rpg. Abbiamo quindi diversi approcci alle missioni, mappe fondamentali per raccapezzarsi che rendono il gioco quasi un free roaming, missioni secondarie, scelte, documenti da leggere ecc. Mettiamoci quindi nei panni di un ragazzetto che arriva lì convinto che ci si butti subito nell'azione e si ritrova un inizio lento, pieno di concetti complessi e lontani dal suo modo di concepire un gioco (transumanesimo, mondi paralleli, viaggi nello spazio, distopia...che mal di testa). Poi finalmente comincia la parte action e...non è tutto sto granchè. Beh, il ragazzetto prende il gioco e lo lancia dalla finestra (e se è in digitale lo cancella salvaguardando la salute dell'uomo in strada che se lo sarebbe beccato sulla capoccia). Se ne frega se il gioco ci mette di fronte ad un affascinante futuro alternativo nel quale Kennedy non solo non è morto ma ha fatto un accordo con i russi per la costruzione di stazioni spaziali. Si spara male, quello conta.

 

Prey ce la mette tutta a non dare punti di riferimento: ti dice "fai sta cosa, poi come la fai e quando la fai è un problema tuo" e tu lì che per minuti ti destreggi tra i mostroni, che ogni volta che torni in una zona respawnano (una delle cose che meno ho apprezzaato del gioco), pensi "e se facessi così" e scopri che si può fare. Tipo che dopo aver pensato per minuti a come entrare in una stanza inaccessibile pensi di rompere il vetro e premere il pulsante di apertura della stanza con un dardo della balestra lanciato da lontano. Ma le situazioni simili sono tantissime, è un po' lo stesso approccio alle missioni degli ultimi Deus Ex ma molto più rifinito. Perfino la trama te la devi andare a cercare, leggendoti la marea sconfinata di appunti, documenti, e-mail, estratti di libri immaginari. Se non c'hai voglia di leggere beh, purtroppo ti perdi gran parte della stessa. Perchè Prey richiede dedizione totale, come un immersive sim dovrebbe fare: devi immergerti in quel mondo, respirarlo, capirne i segreti più reconditi. Entrarci e sparare due colpi a mostroni riprodotti pure in maniera non troppo originale è un po' come comprare GTA per giocare solo l'online (ah già, la maggior parte dei videogiocatori già lo fa).

Certo forse i colpi di scena (quello finale però non è malaccio) non hanno quell'impatto che ebbero in giochi come Bioshock, forse alla lunga i caricamenti tra una zona e l'altra (e purtroppo il backtracking è massiccio) finiranno per stancare, mettiamoci pure la scelta del respawn onnipresente a rendere a volte la tensione frustrazione...ma dopo 30 ore piene di tante belle cose tutto passa in secondo piano.
Prey è un gioco che richiede pazienza e dedizione, se riuscite ad averne vi troverete di fronte al System Shock degli anni '10, se invece siete in cerca di un FPS tamarro e pieno di proiettili e sangue statene alla larga.

Voto 8,5

Nessun commento: