martedì 13 febbraio 2018

UCL 1/8 A> Juventus vs Tottenham 2-2 – Carnevale e Quaresima

Martedì grasso e Mercoledì delle Ceneri nella stessa sera. L’illusione dell’abbuffata, lo spreco e poi la beffa che sa di penitenza e attesa per il ritorno. Una partita ambivalente che poteva finire con qualsiasi risultato e che per nostra sfortuna finisce con uno dei peggiori, considerando che giocavamo in casa. 
Il pareggio ci lascia sì l’imperativo della vittoria, ma solo di quella, con qualsiasi scarto. 

A chi non crede in questa possibilitá, ripeto quello che ho detto a quelli che non credono più nemmeno nello scudetto (con un solo punto di distacco dalla vetta): il 7 Marzo andate al cinema. Francamente, e non dico che sia facile (tutt'altro), se credete che la Juventus non possa andare a Londra per vincere, dovreste riconsiderare il sostegno ad una squadra che come motto ha: Fino alla Fine.

Poteva andare decisamente meglio, non c’è che dire, sopattutto per come era iniziata. Col doppio vantaggio dopo nove minuti troppo scontato sarebbe dire che abbiamo segnato troppo subito. Vero, ma l’analisi non sarebbe esaustiva. La Juve fino al 45’ del primo tempo poteva comunque dilagare. Nella serata del Martedì grasso, il “grasso” Higuain resta il simbolo di questa partita, nel bene e nel male. Segna una repentina doppietta ma divora altri due gol già fatti. Il primo sarebbe stato il 3-0, il secondo (su rigore) ci avrebbe comunque portato negli spogliatoi con il doppio vantaggio.

Nonostante un secondo tempo con meno patemi d’animo difensivi del primo, non riusciamo ad evitare la rimonta. Pesano, sì, i due gol mangiati nel primo tempo, ma in generale tra campionato e coppa sono proprio i rigori sbagliati a segnare il ritardo stagionale (se pur piccolo e recuperabile)

Una partita che si sarebbe potuta vincere lo stesso, se si fosse posto un po’ di attenzione con quella barriera che ha generato il pareggio. Colpe di Buffon, ma non dimentichiamoci che nella stessa partita lo stesso portierone ha salvato la porta un altro paio di volte.

Poteva andare persino peggio, visto l’atteggiamento troppo sparagnino della squadra che lascia all'avversario troppo campo e libertà di possesso. La costante è la fatica che negli ultimi tempi facciamo quando dobbiamo uscire dalla nostra metà campo per ripartire. Sempre troppi palloni spazzati via e passaggi approssimativi. Non è che la loro difesa fosse così invalicabile, visto anche la disposizione tattica votata all'attacco, questo lascia ancor di più l'amaro in bocca.

Le assenze non sono mai un alibi per le grandi, ma la mancanza del filtro di centrocampo Matuidi e l’imprevedibilità di Dybala si sentono. Non foss’altro per la mancanza di alternative. Khedira ormai cammina in campo, Chiellini eccede coi rilanci che sanno di spazzata. Mandzukic stringe i denti per rimanere in campo. Abbiamo bisogno di ritrovare un po’ di ricambi oltre che a giocatori di peso come quelli che affollano l’infermeria.

Detto questo, fatte tutte le analisi e le sguaiate critiche che volete, dobbiamo voltare pagina e velocemente. Una squadra storicamente ambiziosa come la nostra, che fa due finali in tre anni, in una Champions sempre più difficile per gli abissi economici che crescono tra l’Italia e l’Europa calcistica, non può arrendersi e non deve arrendersi dopo questo mezzo passo falso. La Champions resta una manifestazione che gioca sugli episodi e sui novanta minuti. Andremo a Londra per lottare, magari venire eliminati, ma cercare la vittoria, non abbiamo alternative.

Lo so, oggi in molti si faranno la risatella, come quel giornalista che chiede ad Allegri come sia possibile per la Juve pareggiare in casa con la quinta del campionato inglese. Come se ogni partita non fosse diversa dall'altra e le due manifestazioni (campionato e coppa) non fossero due realtà completamente diverse (la 5ª in Italia è la Lazio e anche vincendo contro di noi è comunque 5ª). Come se, ad esempio, il 2-2 tra Benevento e Milan sia il sintomo che le due squadre a fine stagione siano destinate ad arrivate a pari merito in classifica.

Lo stesso giornalista, per completezza professionale, dovrebbe piuttosto chiedersi come mai la capolista della Serie A italiana agli ottavi non ci sia, perché eliminata da una squadra ucraina.