venerdì 13 marzo 2015

BLACKHAT - Michael Mann

Michael Mann, uno di quei registi che, quando esce un suo film al cinema puoi tranquillamente andarlo a vedere, anche senza sapere ne titolo ne trama. Stiamo parlando dell'autore di pellicole come Manhunter (che ispirò la saga di Hannibal Lecter), Heat-La Sfida, Miami Vice, Collateral, Nemico Pubblico... insomma uno che sa il fatto suo nell'universo degli action d'autore. Mica pizza e fichi!

Finalmente un titolo solo originale (con un sottotitolo trascurabile)... Si ma cos'è questo Blackhat? Un Blackhat, in gergo informatico, è un pirata informatico dalle grandi capacità, che ha nelle sue azioni (exploit) intenti criminali (opposto ai Whitehat).
Il film parla dunque di questo super-hacker, che riesce, in poche ore, a causare l'esplosione di una centrale nucleare ad Honk Kong e a penetrare i sistemi della Borsa Americana, per taroccare il prezzo della soia e riceverne un lauto guadagno. Preoccupati dalle abilità di questo Cyber-terrorista, Usa e Cina decidono che gli conviene collaborare, mettendo da parte orgoglio e scaramucce. Per fermare il cattivone però, come nella più classica delle tradizioni del cinema americano, han bisogno di un suo pari. Nick Hathaway, un Hacker che si trova in carcere a scontare una pena di 15 anni, per una mega truffa informatica con le carte di credito, nonchè autore del codice sorgente originario ora in mano al terrorista.

Si lo so, uno smanettone informatico bello, biondo e muscoloso solo al cinema lo si può concepire, e rivaluta un po' il concetto di vita sedentaria da programmatore. Dal canto suo Chris Hemsworth vorrebbe, in un suo passaggio, darci ad intendere che i muscoli li ha messi su in gattabuia. Dove magari avrà conosciuto un vecchio maestro di taekwondo (non so) che l'ha preso in simpatia, come un biondo Ralph Macchio. Fatto sta che Nick sembra un perfetto mix tra John Reese e Harold Finch di Person Of Interest. Ma penso che su questo si possa e si debba sorvolare, soprattutto quando il prodotto è ben confezuonato e godibile. Al cinema funziona così, altrimenti non la chiamerebbero la fabbrica dei sogni.

Michael Mann lo conosciamo, invece, fin troppo bene per il suo perfezionismo, già dal sonoro delle sue sparatorie metropolitane. Quel botto vero, pieno e rimbombante che lo senti solo a San Severo alla Festa del Soccorso. Stavolta non lascia al caso neppure la componete informatica, farcendo il film di termini e sistemi operativi realmente esistenti (con tanto di citazione ad android) tanto che, se hai un minimo di conoscenze informatiche devi fare attenzione sennò qualcosa la perdi, se invece non ne sai nulla è più facile capire quel che dicono in cinese, senza i sottotitoli. Ma già il fatto che sia uno dei pochi film in cui si usa il mouse (come nella realtà) già la dice lunga.

E poi l'azione... alcuni, ho letto, addirittura si son lamentati per la troppa azione, fino a scrivere recensioni controverse. Ma quando mai! A questi chiedo, ma li conoscete i film di Mann? Quelli da duri e puri con l'AK-47, con quell'azione non messa lì tanto per dar fastidio alla trama e con una trama senza i soliti buonismi di sorta. Con quelle splendide colonne sonore originali (e non canzoni prese dalla top 10) incalzanti e tambureggianti che ti mantengono in tensione per tutto il film.

Macchè, anzi è proprio la seconda parte, quella con più azione, la parte migliore del film. Un film che può collocarsi perfettamente al centro tra gli ultimi suoi, Collateral (con un Tom Cruise in grande spolvero) e Nemico Pubblico (leggermente meno d'impatto). Un gran bel film insomma, da andare a vedere al volo.

Voto 8-

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