venerdì 21 aprile 2017

Retrospettiva Marillion - parte 2 (1989-95)

Seconda parte della retrospettiva dedicata al gruppo progressive rock britannico (leggi parte 1)

Seasons End (1989) ****
Dovendo scegliere il sostituto di Fish la band adotta una mossa coraggiosa (influenzata molto probabilmente anche dal sentimento ancora presente nei confronti del cantante scozzese): taglio netto col passato, voce completamente diversa e anche presenza scenica completamente diversa (dai 2 metri di Fish al metro e settanta del suo rimpiazzo). Steve Hogarth prima di approdare ai Marillion aveva fatto parte di alcuni gruppi new wave dell'epoca che avevano ottenuto uno scarso successo, ricoprendo principalmente il ruolo di tastierista. Probabilmente l'unico punto di contatto col gruppo (tra le sue infliuenze anche Bowie, Jonie Mitchell, John Lennon...) è Peter Gabriel, con la differenza sostanziale che il Gabriel apprezzato da Hogarth non è quello dei primi Genesis ma quello (diversissimo) solista.

Una grossa fetta dei fan ci rimane malissimo ed abbandona, per loro questi non sono più i Marillion. In realtà le composizioni del nuovo album non solo sono ottime ("Berlin" è tra le cose migliori in assoluto che abbiano sfornato, così come la lunga e epica title track o come la progressiva "The Space") ma provengono da registrazioni di quando Fish era ancora nel gruppo e risultano ancora piuttosto simili al passato. La voce di Hogarth non è certo per tutti, ma una volta abituatisi al cambio ci si accorge che pezzi come "Easter" risultano così affascianti anche grazie alla sua voce.

Canzoni migliori: The King of Sunset Town, Berlin, Seasons End, Easter, The Space
Canzoni peggiori : After Me


Holidays in Eden (1991) ***-
Il primo vero album con Steve Hogarth al timone e il primo vero fiasco. La band decide di affidarsi ad un banale pop rock tipicamente anni 90', con pochi spunti di interesse, deciso a scalare le classifiche. I pezzi sono sì commerciali ma non così tanto da convincere un pubblico che all'epoca guardava altrove. Qualche brano decisamente gradevole comunque c'è, l'iniziale e cangiante "Splintering Heart", il signolo "Cover My Eyes (Pain And Heaven)", Dry Land (che così come Cover my Eyes è un pezzo della band precedente di Hogarth, riadattato), "The party" col suo finale inusuale. In generale però è un deciso passo indietro nella carriera del gruppo, anche se le vendite non saranno pessime il pubblico dimostra di non gradire e la fan base diminuisce sempre di più. 

La band sa che può fare di meglio, decide di rinchiudersi a comporre qualcosa di completamente diverso e che non guardi alle vendite quanto al glorioso passato.

Canzoni migliori: Splintering Heart, The Party, Dry LandCanzoni peggiori: This Town, Holidays in Eden

Brave (1994) *****
Dopo un lungo silenzio i Marillion tornano a sorpresa con un disco lungo, complesso, oscuro, un concept album su una ragazza e la sua esistenza turbolenta (ispirati da un fatto di cronaca). Brave non ha quasi nulla in comune col disco precedente: brani collegati tra loro, suites, testi profondi, ritorno al prog (anche se molto diverso da quello degli esordi). Spicca soprattutto la crescita di Hogarth all'interno della band: da "sostituto di Fish per scalare le classifiche" a grande intrattenitore e cantante che "vive" i pezzi che canta (basta ascoltare la passione con la quale canta pezzi profondi come "Runaway" o "The great escape" che sembra essere un brano dolce per poi trasformarsi in un "pugno nello stomaco" per poi tornare ad essere un pezzo delicato e malinconico). Nessuna concessione a brani "facili", forse soltanto "Paper Lies" (il pezzo peggiore del disco) conserva sonorità simili all'album precedente.
Un vero peccato che il grosso del pubblico abbia ormai abbandonato il gruppo (il disco otterrà vendite ridicole se confrontate alla magniloquenza dell'operazione) la maturità della band è ormai un dato di fatto, anche senza Fish.
Dall'album verrà tratto anche un film indie del talentuoso regista "Richard Stanley" ("Hardware").

Canzoni migliori: Living with the Big Lie, Runaway, Goodbye to all That, Hard as Love, The Great Escape
Canzoni peggiori: Paper Lies

Afraid of sunlight (1995) ***1/2
Dopo il consenso di critica dell'album precedente non premiato però dalle vendite il gruppo decide di di sfornare un nuovo disco che risulti non immediato quanto Holidays in Eden ma che allo stesso tempo mantenga una porta aperta alle possibilità di allargare il proprio pubblico. Ne esce un disco affascinate, con tante buone cose, con purtroppo dei pezzi superflui e di livello inferiore ad altri.

Afraid sostanzialmente si regge su un trittico di canzoni che non ha nulla da invidiare a quelle di Brave: la title track (con un crescendo coinvolgente ed un testo intelligente), la lunga e evocativa "Out of this world", che trae spunto dalla figura di Donald Campbell e del disastro dell' idroplano nel quale morì (il relitto fu recuperato anni dopo proprio grazie ad un fan che adorava la canzone) e la "classica" Beyond You, che si avvale di un ottimo finale.

Il resto non è all'altezza pur risultando il più delle volte di buon livello: la ballata "Beautiful" o "Cannibal Surf Babe", che rimanda ai Beach Boys, sono pezzi gradevoli e ben composti.
Qualche scivolone c'è (la superflua Afraid of Sunrise) ma in generale si può definire un album di buon livello.

Canzoni migliori: Out Of This World, Afraid Of Sunlight, Beyond YouCanzoni peggiori: Afraid Of Sunrise 

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